Si riapre il caso di Tiziana Cantone, la 33enne campana che il 13 settembre 2016 pare si sia suicidata dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video pornografici amatoriali. La certezza attorno al gesto anticonservativo da parte della ragazza, infatti, non è più così granitica, a maggior ragione a seguito della decisione del giudice di Napoli nord di opporsi alla richiesta di archiviazione e dare contestualmente il via libera all’esecuzione di ulteriori accertamenti per stabilire come siano realmente andate le cose.
Prima di esaminare nel dettaglio quanto stabilito dall’ordinanza del magistrato, va ricordato che il decesso di Tiziana Cantone, vittima di revenge porn, fu oggetto di interrogazione parlamentare e incentivò l’approvazione dell’emendamento proprio sui ricatti cibernetici di natura s*ssuale al D.d.l. n. S. 1200, anche noto come Codice Rosso.
TIZIANA CANTONE, CASO RIAPERTO: FU DAVVERO SUICIDIO?
Tornando al provvedimento del giudice, quest’ultimo ha concesso un lasso di tempo pari a novanta giorni – di fatto, tre mesi – per consentire di svolgere indagini sul foulard e sulla panchetta ginnica, di Tiziana Cantone, ritrovata priva di vita nella tavernetta della sua abitazione. Premiato, dunque, in questo senso, il ragionamento difensivo degli avvocati Luca Condrò, Stefano Marcialis ed Emiliano Iasevoli, i quali si erano focalizzati su una serie di anomalie che erano emerse dopo gli accertamenti effettuati, a cominciare, come si legge sulle colonne de “Il Mattino”, dalla “posizione di Tiziana Cantone, in ginocchio e con le gambe incrociate”, che “poco si confaceva a un suicidio, in quanto il presunto cappio era legato a una panchetta ginnica che non avrebbe retto alle oscillazioni”.
Per questa ragione, adesso sono stati richiesti ulteriori esami su quel tipo di panchetta, ma non solo: oggetto di attenzione è anche il foulard ritrovato, in quanto “non era in tensione massima”. Fra tre mesi, pertanto, il caso Cantone potrebbe conoscere nuovi sviluppi.