L’origine della pandemia di Covid sarà mai individuata con certezza scientifica? Un quesito più che mai lecito, visto e considerato che anche una delle più autorevoli riviste del settore, “Nature”, comincia a esternare non poche perplessità. In un articolo pubblicato il 14 febbraio sulle sue colonne, infatti, si legge che “l’Oms ha silenziosamente messo in pausa la seconda fase della sua tanto attesa indagine scientifica sulla genesi della pandemia, adducendo difficoltà nel condurre studi cruciali in Cina”.
A distanza di tre anni dallo scoppio dell’emergenza sanitaria in Italia (in Oriente era iniziata alcune settimane prima, ndr), rimangono in piedi “diverse ipotesi: un’origine zoonotica da virus circolanti nei pipistrelli, un’infezione sorta in una grotta (associata o meno a una campagna di ricerca) oppure un’infezione derivata da un virus conservato, o addirittura manipolato geneticamente, in un laboratorio di Wuhan”, ha spiegato a “Le Figaro” Virginie Courtier-Orgogozo, biologa dell’Institut Jacques Monod.
ORIGINE COVID, L’OMS SMENTISCE NATURE: “NON CI SIAMO ARRESI, STIAMO INDAGANDO”
Contattata in merito a tale argomento dal quotidiano transalpino, l’agenzia Onu ha assicurato che l’articolo di “Nature” è “impreciso e fuorviante: non ci siamo arresi! Lo abbiamo sempre detto: per far progredire le conoscenze, avevamo e abbiamo ancora bisogno di studi e per questo ci serve che la Cina ci dia accesso ai dati e che intraprenda questo percorso in modo trasparente”.
“Non abbiamo messo i nostri progetti in un cassetto”, ha insistito Maria Van Kerkhove in conferenza stampa, pur riconoscendo che “più passa il tempo, più sarà difficile capire cosa è successo“. Dopo la pubblicazione del rapporto degli esperti nel 2021, l’Oms ha istituito un nuovo gruppo consultivo chiamato “Sago”, incaricato di indagare sull’origine del Covid e su come evitare future pandemie. “Questo gruppo di esperti di alto livello sta esaminando tutte le nuove prove che possono emergere, continuando a chiedere accesso ai dati alla Cina”, ha aggiunto ancora l’OMS.