Il 3 febbraio in Pakistan si è svolto un incontro tra i principali responsabili della sicurezza. Un vertice organizzato in modo particolare per prendere in esame le decisioni che sono state poste in essere dall’attuale responsabile del servizio di sicurezza pakistano Nadeem Anjum.
Questo incontro è la diretta conseguenza dell’attacco suicida che si è verificato lo scorso 30 gennaio in una moschea che si trova nel distretto di Peshawar, attentato che si è concluso con l’uccisione di più di 100 persone, la maggior parte delle quali agenti di polizia. L’attacco terroristico è certamente opera del Tehrik-e Taliban Pakistan.
Il vertice sulla sicurezza, denominato Comitato Apex e guidato dal primo ministro Shebhaz Sharif, ha decretato per prima cosa l’istituzione di un dipartimento di controspionaggio presso l’Isi nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, dove si trova Peshawar. Inoltre all’interno di questo comitato ha dato direttive molto precise al direttore del servizio di sicurezza del Pakistan in merito alla necessità di trovare una soluzione di compromesso con il leader talebano dell’Afghanistan e cioè con Hibautullah Akhundzada.
Questo possibile compromesso, quindi, diventa sempre più necessario e urgente come dimostra il fatto che il Pakistan intende costruire un muro proprio lungo il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan. D’altra parte questa esigenza appare più che legittima a livello di sicurezza interna: l’azione terroristica di fine gennaio, infatti, ha dimostrato fino a questo momento l’impotenza del servizio di sicurezza pakistano, che ora deve obbligatoriamente correre ai ripari.
Non dimentichiamoci d’altra parte che lo stesso servizio di sicurezza è stato colpito direttamente proprio da una fazione del movimento terroristico. Il 3 gennaio, infatti, Naveed Sadiq, vale a dire il capo del dipartimento antiterrorismo dell’Isi a Islamabad, e il suo collega Nasir Abbas sono stati uccisi mentre uscivano dal ristorante Bismillah a Pirowal, una località che si trova a nord di Multan.
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