ARMI ALLA RUSSIA? LA DURA REAZIONE DELLA CINA CONTRO GLI USA
Nelle ore in cui il Presidente americano Joe Biden, a sorpresa, si è recato a Kiev per incontrare (per la prima volta dall’inizio della guerra) il Presidente Zelensky, dalla Cina giungeva netta smentita rispetto alle accuse fatte ieri da Blinken per la presunta imminente fornitura di armi cinesi alla Russia. Non solo, in attesa di capire su quali punti consterà il piano di pace che domani il ministro Wang Yi consegnerà al Cremlino, ecco come il Governo comunista risponde a tono alle osservazioni di Washington: «gli Stati Uniti devono smettere di scaricare la colpa e diffondere false affermazioni. Quelli che non smettono di fornire armi al campo di battaglia sono gli Stati Uniti, non la Cina. Gli Stati Uniti non sono qualificati per dare ordini alla Cina e non accetteremo mai che gli Stati Uniti puntino il dito sulle relazioni Cina-Russia, né tanto meno che esercitino coercizione e pressione», attacca il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin.
Dal Governo tedesco si è provato in giornata a ridurre la tensione sottolineando come a Berlino non si hanno attualmente «informazioni o prove su possibili invii di armi pesanti cinesi in Russia per la guerra in Ucraina», anche se viene sottolineato come l’eventualità di armi cinesi alla Russia potrebbero realmente incrinare e di molto i rapporti tra Unione Europea e Pechino. «Nei miei contatti con il diplomatico cinese Wang Yi ho espresso le mie preoccupazioni sulle notizie di fornitura di armi da parte della Cina alla Russia, lui mi ha risposto chiaramente che la Cina non lo sta facendo e non ha intenzione di farlo. Noi ovviamente restiamo vigili e se dovesse avvenire agiremo di conseguenza», così ha spiegato. al termine del Consiglio Ue Affari esteri, l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera Josep Borrell. Da Bruxelles il diktat resta però chiaro: «Gli ho chiesto di non farlo. Ho espresso il fatto che questo non sarebbe solo motivo di preoccupazione per noi, ma una linea rossa nei nostri rapporti», conclude il diplomatico Ue.
BILATERALE CINA-USA, BLINKEN: “NON CHIEDONO SCUSA SU PALLONI SPIA E AIUTANO LA RUSSIA”
Prima di atterrare in queste ore in Turchia per la nuova tappa del “tour” diplomatico dalla Casa Bianca, il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha incontrato ieri l’omologo della Cina Wang Yi in un bilaterale “riservato” a margine della Conferenza di Monaco sulla sicurezza. La vicenda misteriosa dei “palloni-spia”, lo scontro su Taiwan e la richiesta di un intervento cinese per fermare la guerra in Ucraina i temi all’ordine del giorno dibattuti. Ebbene, fronte Washington ma anche Pechino non sembrano siano mancati i toni forti durante il bilaterale: specie, le posizioni all’indomani sembrano essere cristallizzate più verso una potenziale “guerra Cina-Usa” che non ad un accordo diplomatico su più livelli.
«Non ci sono state scuse (sui palloni-spia, ndr). Ma quello che posso anche dirvi è che questa è stata un’opportunità per parlare in modo molto chiaro e diretto del fatto che la Cina ha inviato un pallone di sorveglianza sul nostro territorio, violando la nostra sovranità, violando il diritto internazionale. E gli ho detto semplicemente che era inaccettabile e che non sarebbe mai più successo», così ha detto Blinken nell’intervista a alla Nbx News questa mattina prima di prendere il volo verso Istanbul. In merito alla vicenda del pallone-spia, dopo le “non-scuse” di Biden sull’abbattimento e l’ira di Pechino, Blinken aggiunge dopo l’incontro con Wang: «violazione inaccettabile della sovranità degli Stati Uniti e del diritto internazionale. Gli Stati Uniti non tollereranno alcuna violazione della sovranità e che ormai tutto il mondo conosce il programma di sorveglianza della Cina con il pallone-spia che ha sorvolato oltre 40 Paesi in 5 continenti». Da ultimo, sul caos per la guerra in Ucraina, gli Usa restano “freddi” per la possibilità di mediazione che offre la Cina: «Ho ribadito l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione», ma aggiunge «se la Cina aiuterà materialmente la Russia nella guerra in Ucraina ci saranno conseguenze. […] Pechino sta continuando a fornire alla Russia droni commerciali che aiutano Mosca nel conflitto», conclude Blinken citando fonti di intelligence Usa.
WANG YI REPLICA: “LA PAGHERETE SE…”. È RISCHIO GUERRA CINA-USA
Non si fa certo attendere la pronta replica della Cina, che conferma il bilaterale Blinken-Wang Yi ma fa trapelare alcune dichiarazioni molto nette del Ministro degli Esteri del Governo Xi Jinping in merito alla posizione degli Stati Uniti nello scacchiere internazionale attuale. Sulla guerra in Ucraina, «in quanto grande Paese, gli Stati Uniti dovrebbero promuovere una soluzione politica alla crisi, piuttosto che aggiungere benzina sul fuoco e sfruttare l’opportunità per realizzare profitti». Pechino dice di non accettare interferenze esterne nei rapporti con la Russia, punto molto netto affermato da Wang Yi pur dopo aver annunciato in Conferenza di Monaco il diktat cinese calato sul conflitto («la guerra deve finire. A breve una nostra proposta di pace»): «il partenariato strategico globale di coordinamento Cina-Russia è stabilito sulla base del non allineamento, del non confronto, del non prendere di mira terze parti ed è sotto la sovranità di due Paesi indipendenti. Non accetteremo mai che gli Usa impongano o addirittura esercitino costrizioni sulle relazioni Cina-Russia».
Non solo, secondo Wang Yi se gli Stati Uniti continueranno ad insistere per trarre “vantaggio” sulla questione – citando il caso dei palloni-spia – «intensificando il clamore e ampliando la situazione, la Cina andrà avanti fino alla fine e gli Stati Uniti ne pagheranno tutte le conseguenze. La Cina è fortemente insoddisfatta della vicenda e protesta in modo solenne». Da ultimo, il diplomatico comunista manda un avvertimento anche sul fronte Taiwan sempre minacciando una potenziale guerra con gli Stati Uniti: «per mantenere la stabilità dobbiamo fermamente opporci all’indipendenza dell’isola e aderire veramente al principio della ‘Unica Cina. Gli Usa devono rispettare i fatti storici, mantenere i propri impegni politici e attuare la propria dichiarazione di non sostenere l’indipendenza di Taiwan».