Ignazio Visco indagato a Brescia per Monte dei Paschi di Siena? Lo scrive oggi il quotidiano La Verità, spiegando che il governatore di Bankitalia sarebbe finito in un fascicolo collegato all’inchiesta condotta dalla procura di Milano sui conti di Mps. L’ipotesi di reato sarebbe quella di false comunicazioni sociali in riferimento a presunte omissioni tra il 2012 e il 2015. L’indagine sarebbe partita dall’esposto presentato dal consulente di fondi e azionisti Giuseppe Bivona in cui si evidenzia che la Banca d’Italia sarebbe stata informata in quegli anni, tramite 27 esposti diversi alle authority, che «Profumo e Viola stavano falsificando i bilanci di Mps», contabilizzando «cinque miliardi di derivati alla stregua di investimenti in titoli di Stato», però senza mai intervenire.
Dunque, nonostante queste informazioni, l’authority non avrebbe fatto nulla per punire o almeno interrompere quella condotta: questo il senso della querela. Il quotidiano fa riferimento a fonti autorevoli della procura di Brescia che avrebbero confermato che la posizione di Ignazio Visco non è stata archiviata. Ma Bankitalia, interpellata dall’AdnKronos, ha fatto sapere che «al governatore Ignazio Visco non è stato notificato alcun atto. Valuteremo la veridicità delle affermazioni riportate nell’articolo».
VISCO INDAGATO, LA PROCURA “ATTO DOVUTO”
Le stesse fonti della procura di Brescia precisano però che si tratta di un atto dovuto dopo l’esposto del fondatore di Bluebell Partners, consulente di fondi e azionisti che è considerato il grande accusatore nei confronti della procura di Milano considerata inerte su Monte dei Paschi di Siena. La causa, nata a Milano, si è spostata a Brescia perché ha toccato anche tre magistrati milanesi. Ma finora erano state già archiviate le accuse a carico di Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio, invece il prossimo 12 aprile verrà discussa la richiesta di archiviazione per Francesco Greco, accusato di abuso d’ufficio nella gestione del fascicolo Mps. In caso di archiviazione, il processo potrebbe allora tornare a Milano, come già accaduto per il cosiddetto procedimento Eni-complotto. Nel processo, comunque, sono indagati anche alcuni funzionari della Consob, di Banca d’Italia e della procura con l’ipotesi di falsa testimonianza. Se le toghe vengono archiviate il quadro cambia, per questo i pm non si sono concentrati più di tanto sugli indagati non appartenenti alla magistratura: se dovesse venire meno quell’attrattiva, tutto il resto tornerebbe a Milano, ipotizza una fonte de La Verità.