Pilar Fogliati, 30 anni, a breve esordirà al cinema come regista con il film Romantiche. Una commedia drammatica in cui tutti e quattro i ruoli di protagonista sono interpretati dalla stessa regista, nella sua primissima opera scritta e diretta, che le è già valsa l’appellativo di erede di Carlo Verdone. Del grande regista italiano, con La Stampa, peraltro ne parla con affetto e stima, “è il mio mito e a prescindere da quello che mi dirà [su Romantiche], resterà tale”.
Un film, quello di Pilar Fogliati, che riesce anche ad essere un disegno lucido della modernità, di cui parla nella sua intervista. Parlando delle attuali trentenni, per esempio, racconta che sono romantiche, ma nel senso di sentimentali e inquiete, “vivono molte incertezze ma ritrovano molte speranze”. “Siamo una generazione che ha conosciuto una grande libertà”, continua a spiegare Pilar Fogliati, “se non donna non si vuole sposare, non si sposa. Lo stesso se non vuole avere figli. Allo stesso tempo, a trent’anni, però, ci sentiamo ancora delle ragazzette che stanno in affitto, con il fidanzato, che si chiedono se tutto ciò passerà o sarà per sempre”.
Pilar Fogliati sulla psicanalisi
Un punto importante del film si Pilar Fogliati è la psicoterapia, a cui tutte le protagoniste, per ragioni diverse, si rivolgono. “Oggi vi è proprio un’ossessione per la psicoanalisi“, racconta a La Stampa. “Reputo che andare in terapia sia una forma di amor proprio. Oggi il non andarci è come non pensare a se stessi. Ma il lato negativo di questo aspetto è che si tratta di una spia di una società sempre più diretta verso un individualismo estremo“.
Sulla sua carriera, invece, Pilar Fogliati racconta che dirigere è la cosa più difficile che abbia fatto. “Ho sentito la pressione, ma soprattutto la fatica del ruolo, anche perché si trattava di una prima volta”. Un ruolo ancora fortemente maschile, “è un fatto. Ma se si crea tutta questa curiosità attorno a questo aspetto, che mi lusinga, come se fossi una rarità, significa però che abbiamo ancora tanto lavoro da fare”. Carlo Verdone, conclude Pilar Fogliati, non l’ha ancora sentito dopo il suo film, “ma prima della proiezione si è avvicinato e mi ha fatto ‘Ao, c’hai gli occhi puntati stasera‘”, a cui ha risposto “con uno sguardo come a dire ‘non sentirti di dovermi dire nulla’”.