Da martedì 28 febbraio 2023 entrerà in vigore la riforma del Codice di procedura civile che comporta dei cambiamenti anche sui processi di divorzio. La principale novità, come riportato da Il Sole 24 Ore, è rappresentata dall’abbandono delle due distinte fasi. È prevista infatti possibilità di presentare contestualmente la domanda di separazione giudiziale e di cessazione degli effetti civili del matrimonio o di riunirle in un solo procedimento. Un espediente che dovrebbe accorciare di molto la durata dei nuovi processi.
La normativa prevede infatti che entro tre giorni dalla presentazione del ricorso il presidente debba designare il relatore e poi fissare l’udienza di prima comparizione delle parti entro il termine massimo di 90 giorni (120 se il convenuto risiede all’estero). Affinché ci sia la procedibilità della domanda di divorzio, devono verificarsi due requisiti: passaggio in giudicato della sentenza parziale di separazione e cessazione ininterrotta della convivenza. Per snellire le procedure il ricorrente deve indicare da subito fatti, mezzi di prova, elementi di diritto e documenti utili a definire il ricorso stesso. Per spingere sull’acceleratore, insomma, tutte le carte potranno essere preparate prima dell’incontro in aula.
Riforma sul divorzio, cosa cambia: le novità
L’abbandono delle due fasi non è tuttavia l’unica novità della riforma sul divorzio che entrerà in vigore il prossimo 28 febbraio. Le procedure, infatti, saranno ulteriormente semplificate in presenza di determinati casi. In particolare, potranno essere ridotte con vere e proprie “corsie preferenziali” nei casi in cui ci siano allegazioni di violenza domestica e abusi nei confronti delle donne. Per quel che riguarda i figli, invece, è stato previsto anche un dettagliato piano genitoriale. Entro ottobre 2024 inoltre nascerà il nuovo Tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie, un organismo ad hoc con sezioni distrettuali (presso le Corti d’appello), e circondariali (presso i Tribunali ordinari).
I risultati si vedranno soltanto col tempo. I timori più rilevanti, tuttavia, sono da ricondurre al numero di magistrati disponibili ad occuparsi delle cause. “La riforma mira a dare risposta all’esigenza di una maggiore celerità nella definizione dei giudizi in materia di famiglia. In realtà, il successo della riforma dipenderà dall’accompagnamento di un incremento del numero dei magistrati togati e del personale amministrativo, anche per compensare il diminuito apporto dei giudici onorari, a cui sono stati sottratti molti dei compiti prima loro demandati”, ha commentato l’avvocato divorzista Marco Meliti a Il Sole 24 Ore.