Un accordo storico. Il Regno Unito e l’Unione Europea trovano un’intesa per il passaggio delle merci attraverso l’Irlanda del Nord ora che con la Brexit Londra non fa più parte dell’Europa dei 27. Un accordo che non sembrava per niente scontato ma che, come dice Claudio Martinelli, professore di diritto pubblico comparato e diritto parlamentare all’Università di Milano Bicocca ed esperto del sistema giuridico britannico, “era nell’interesse di entrambi”. Ecco cosa prevede e quali conseguenze avrà dal punto di vista commerciale e politico.
Professore, cosa significa questo accordo, quali erano gli ostacoli da superare e quali sono stati superati?
Cominciamo dal Northern Ireland Protocol stipulato nel luglio 2019 sulla base di una preoccupazione, quella di non ricostruire un confine di terra fra le due Irlande. Il confine era venuto meno grazie all’accordo del Venerdì santo che aveva chiuso la cruenta stagione della guerra civile, grazie al fatto che tutte le componenti in gioco facevano parte dell’Unione Europea. Con la Brexit questo cappello politico viene meno e c’è la necessità di trovare una soluzione per evitare di ricostruire un confine.
Quale fu allora la soluzione trovata?
La soluzione fu trovata spostando il confine in mare. L’Irlanda del Nord sostanzialmente rimase parte del mercato comune europeo a differenza del resto del Regno Unito e le merci venivano controllate al passaggio attraverso i porti, invece che sul confine di terra tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda. Questa soluzione, una volta applicata, ha dato un sacco di problemi di natura pratica. I negoziati sono ricominciati per ovviare a questi problemi.
In cosa consiste l’intesa raggiunta?
L’accordo di oggi è un accordo di principio, infatti l’hanno chiamato Windsor framework. È un protocollo d’intesa che andrà ulteriormente precisato. Accordo di principio ma non generico. Per le merci vengono istituiti due percorsi, la green line e la red line: la prima riguarda tutti quei beni che passano dalla Gran Bretagna al territorio dell’Irlanda del Nord. Su questi beni non ci saranno controlli. Invece i beni destinati alla Repubblica d’Irlanda continueranno ad avere dei controlli, anche se inferiori a quelli che abbiamo oggi. L’Irlanda del Nord è un territorio dove si intersecano due single markets, quello dell’Unione Europea e quello interno del Regno Unito. Fa parte di entrambi, è ovvio che bisogna trovare le soluzioni più pragmatiche possibili. La Von der Leyen lo ha ripetuto tre o quattro volte in conferenza stampa: ha parlato di soluzioni pratiche che andavano cercate.
Ci sono anche altri elementi che non sono solo commerciali.
C’è un altro aspetto interessante: lo Stormont brake. Stormont è la località dove ha sede, a Nord di Belfast, l’assemblea nazionale nordirlandese. Quest’ultima potrà opporsi a eventuali modifiche del diritto europeo che ritenesse svantaggiose per l’Irlanda del Nord. In questi caso, non avendo l’assemblea di Stormont un potere diretto sulla Ue, la decisione obbligherà il Governo di Londra a esercitare un potere, riconosciuto nel Windsor framework, nei confronti di quella modifica del diritto europeo.
Ma alla fine chi ha vinto, tutt’e due, Europa e Regno Unito, o qualcuno ha ceduto?
A prima vista mi sembra che le richieste di Londra siano state accolte in misura considerevole, questo non vuol dire che abbia perso la Von der Leyen. Si è trovato un accordo favorevole all’economia e quindi ai cittadini dell’Irlanda del Nord, ma questo comporterà dei vantaggi anche per i cittadini della Repubblica d’Irlanda, che è parte integrante della Unione Europea. Sono passati più di due anni dall’entrata in vigore del protocollo e si è visto quali sono le problematiche di carattere pratico. È un framework figlio dell’accordo del 2019. Era interesse di tutte e due le parti.
Per Sunak è un successo?
Certamente per lui è un successo politico, tra l’altro dopo la mezza scivolata della settimana scorsa quando si era messo in testa di chiamare in causa il re, che non c’entrava. Ha fatto bene a fare l’accordo di Windsor perché ha una sua solennità, ma nel contesto di un partito molto diviso ha cercato di metterci il cappello di Carlo III e questo era totalmente un fuor d’opera. Evitata la scivolata ha trovato una soluzione che gli garantisce un certo successo politico.
E sul fronte nordirlandese quali sono le reazioni?
Perché il successo politico di Sunak sia pieno occorrerà vedere cosa farà il Dup, il Democratic Unionist Party, cioè il partito più oltranzista degli unionisti anglicani nordirlandesi. Da un anno il Dup tiene l’Irlanda del Nord sulla corda, perché essendo contrario al protocollo del 2019 non consente, come invece prevede l’accordo di pace del Venerdì Santo del 1998, di far partire il nuovo Governo.
Ora, quindi, si sbloccherà anche il Governo nordirlandese?
Le ultime elezioni nel maggio 2022 le ha vinte il Sinn Fein, il partito repubblicano per eccellenza, ma entrambe le comunità, quella cattolica repubblicana e quella protestante unionista, devono essere rappresentate nel Governo. Il First minister lo designa il partito che ha vinto le elezioni, ma c’è bisogno del vice primo ministro, e quello deve essere del Dup. Si tratta di capire se con le nuove modalità del Protocol, certamente più favorevoli all’Irlanda del Nord, la situazione politica si sbloccherà e finalmente il Dup accetterà di fare il Governo. Se accadesse per Sunak sarebbe di gran lunga il più grande risultato da quando è primo ministro.
(Paolo Rossetti)
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