Ospite de L’Ora Solare, Beppe Vessicchio si è raccontato, partendo dall’amore che il pubblico prova nei suoi confronti. “Mi accorgo dell’affetto della gente. Io devo rispondere alla fiducia degli altri. La parola fiducia è laica, credo che ci sia una mia fiducia nella vita negli altri e dobbiamo rispondere sempre di questa connessione”. Il direttore d’orchestra ha raccontato anche della sua vita privata: “Mia moglie? Quando avevo vent’anni avevo la barba lunga e i capelli lunghissimi con una fascetta. Ero considerato un hippie ma non lo ero. Tutti abbiamo tentato di cambiare le cose che potevamo cambiare. L’ho conosciuta suonando la chitarra. La canzone era “You have got a friend”. Ci siamo innamorati nel 1977. Io sono anche bisnonno, a casa sono tutte femmine, anche i criceti”.
Nel corso del programma, il Maestro ha raccontato anche l’incontro con Elio e Le Storie Tese: “Ci siamo ritrovati al primo incontro e Elio mi disse: vogliamo arrivare ultimi, abbiamo questo sogno. Perché Vasco Rossi e Zucchero sono arrivati penultimi, dunque perché non inseguire questo sogno?”.
Beppe Vessicchio, il ricordo emozionante dei genitori
Nell’ospitata di Beppe Vessicchio a L’Ora Solare, anche un ricordo dei genitori: “Mia madre cantava con una voce flebile. Gli anni del Dopoguerra fino ad oggi ci hanno fatto dimenticare i valori della famiglia, dell’altro, della comunità che si adopera per una crescita, un rinnovo, una ricostruzione. Nel modo di cantare dell’epoca c’era nostalgia ma proiezione verso il futuro e ringraziamento per essere ancora viva. Mia sorella è nata in casa nostra, c’erano gli alleati, quindi l’hanno chiamata Mery”. Il papà lo ha visto diventare un volto importante nel mondo della musica: “Mio padre mi ha visto già grande. Avevo già fatto delle cose per le quali potesse vantarsi. Una volta mi disse ‘Se a te basta tutto questo, prova ad inseguire i tuoi sogni. Vediamo se ce la facciamo’. Ce l’abbiamo fatta entrambi”.
Il direttore d’orchestra ha poi ricordato il suo esordio all’Ariston: “Nel 1990 la prima volta a Sanremo. Non ero preparato al fatto che dicessero il mio nome. Quando è accaduto mi sono girato, una vena nel collo ha cominciato a battere moltissimo, pensavo stessi morendo. Poi mi sono girato verso l’orchestra ed è passato tutto. Ho diretto Mia Martini per la prima volta. Quell’anno c’erano lei e Mango, la loro mancanza si fa sentire forte”.