Ieri la Borsa non ha riservato neppure un brodino per il titolo Mps, dopo il crollo-shock di lunedì, all’annuncio della vendita in blocco dell’8% da parte di Axa Axa. Mps non ha migliorato il puro riflesso che già nella seduta precedente aveva consentito di rimbalzare dal precipizio del -12% aperto dall'”accelerated bookbuilding” del colosso assicurativo francese. Il quale avrebbe incamerato una plusvalenza stimata fra i 34 e i 48 milioni di euro, anche sulla base dell’ultimo aumento di capitale.
Il maggiore azionista del Monte – lo Stato italiano – ieri sera registrava invece sul suo pacchetto del 64% una perdita di 180 milioni rispetto alle quotazioni di venerdì sera. Se da Parigi è giunto uno “schiaffo” – peraltro mai eccepibile sui mercati finanziari – questo è andato anzitutto al ministero dell’Economia e delle Finanze: dove il dossier senese rimane irrisolto e intricato.
L’ennesima ricapitalizzazione d’emergenza è stata resa necessaria dopo il fallimento degli ennesimi tentativi di riprivatizzare Rocca Salimbeni. Neppure l’ex Presidente della Bce Mario Draghi in veste di Premier e l’ex Direttore generale della Banca d’Italia Daniele Franco al Tesoro sono riusciti a disincagliare il Monte secondo gli impegni presi con l’Ue ancora nel 2016. L’ultimo test serio data ormai più di un anno: lo ha compiuto l’UniCredit di Andrea Orcel, che ha però gettato la spugna dopo che il Governo ha negato gli stessi aiuti concessi a Intesa Sanpaolo per salvare le Popolari venete nel 2017.
L’aumento Mps (2,5 miliardi) è peraltro avvenuto in una zona politicamente grigia: a cavallo delle elezioni politiche del 25 settembre. Di fatto non più sotto la responsabilità del ministro tecnico Franco e non ancora sotto la nuova competenza politica del ministro Giancarlo Giorgetti. Il quale ha finora mantenuto nei confronti del dossier Siena una quasi-neutralità: guardando sempre a una rapida soluzione “di mercato” (si è rifatto il nome dello stesso UniCredit, assieme a quelli di BancoBpm, di Unipol-Bper e del Credit Agricole, presente in Italia con Cariparma e Creval). La “fuga con plusvalenza” di Axa, in ogni caso, non è certamente un incoraggiamento né per il Monte, né per il Mef: che si accinge ora – nel pacchetto primaverile delle nomine pubbliche – a sostituire il Presidente Patrizia Grieco e (forse) il Ceo Luigi Lovaglio.
L’ennesimo capitolo della telenovela Mps – decisamente horror da una decina d’anni – è stato scritto peraltro con un timing sospetto: poche ore dopo le primarie del Pd. Per il quale la banca senese rimane una sorta di “luogo del delitto” per antonomasia: fino all’autunno del 2021 quando il tentativo UniCredit s’interrompe allorché proprio a Siena vanno in scena le elezioni suppletive che consentono al neo-segretario “dem” Enrico Letta di rientrare in Parlamento. Chissà se Elly Schlein – estranea agli apparati e vincitrice a sorpresa su Stefano Bonaccini, espressione delle “ditte” della sinistra a lungo egemoni anche su Mps – riuscirà almeno a “lasciar fare” a Governo e autorità bancarie nella ricerca di un approdo per il Monte alla deriva.
La Francia di Axa – puntualmente indiziata di atteggiamenti anti-italiani verso il Governo Meloni – ha assestato un colpo “bipartisan” anche al Pd.
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