IL RICATTO DELLA TURCHIA SUI MIGRANTI: IL RETROSCENA SULLA STRAGE DI CROTONE
Sessantasette vite spezzate nel mare, una strage di migranti come quella di Crotone che si porta (e si porterà) dietro uno strascico di polemiche politiche non da poco e un’origine che rischia però di arrivare da molto lontano: nel vasto incrocio di accuse e critiche al Governo Meloni (in particolare al Ministro Piantedosi), un retroscena oggi offerto dall’ex parlamentare e giornalista Renato Farina su “Libero Quotidiano” mette nel mirino la Turchia di Erdogan come potenziale “causa” della strage sullo spiagge di Cutro (e non solo). Attenzione, il tema non è solo la banale constatazione che la barca degli scafisti partita nei giorni scorsi carica di uomini, donne e purtroppo anche neonati è effettivamente salpata dalla Turchia: «Esiste un trattato sottoscritto nel 2016, rinnovato nel 2021 e tuttora vigente, “con cui la Turchia si è impegnata a bloccare il flusso migratorio dal suo territorio verso l’UE in cambio di fondi da Bruxelles da utilizzare per l’accoglienza ai rifugiati”. Qualcuno ha chiamato in causa chi sta scientemente tradendo il patto per ottenere più denaro, magari il raddoppio dei tre miliardi annui garantiti metà dai governi, compreso il nostro, metà dal bilancio comunitario?».
Come noto, nel maggio 2023 Erdogan è atteso da cruciali Elezioni Presidenziali e la tragedia immane del terremoto di febbraio (più di 45mila vittime, gravi ritardi nella catena di soccorsi) ne ha drasticamente ridotto l’immagine e il consenso nella popolazione. Farina, in contrapposizione al plotone schierato della stampa generalista (e delle opposizioni, in primis la neo-segretario Pd Elly Schlein che oggi ha chiesto le dimissioni del Ministro degli Interni) lancia la provocazione nel suo retroscena: «Se ci fosse onestà da parte degli avversari della Meloni e del centrodestra, basterebbe osservare l’itinerario assurdo da Izmir (Smirne, 5 milioni di residenti) a Cutro, e la ripetizione ostinata di traversate dalla Turchia alla Puglia e alla Calabria, per intuire un disegno affaristico e ricattatorio».
FARINA SU ‘LIBERO’: “SOSPETTO CHE SCAFISTI SIANO OBBLIGATI A PARTIRE”
Attenzione, quella di “Libero” non è solo una tentata ricostruzione anche piuttosto “complottista” per sviare le presunte responsabilità del Governo italiano nella strage di Crotone che ha portato alla morte 67 anime, traumatizzandone diverse altre: scrive Farina che la sua “ipotesi” è suffragata da «informazioni di intelligence, confermata da convenienze geopolitiche e precedenti abominevoli pratiche di lancio dei migranti oltre i propri confini». Dal terribile episodio del piccolo Aylan Kurdi (morto sulla spiaggia di Bodrum nel 2015) a convincere l’Europa nel sovvenzionare Ankara per bloccare sul nascere le partenze dei migranti sulla “rotta turca”. Qui l’analisi di “Libero” che riportiamo decostruisce la strage di Cutro per provare a risalire alle possibili cause originarie: in primis, «Prendere il mare da Izmir in Turchia per arrivare a Crotone tenendo conto di tutti i fattori (stagione, rotta, qualità dell’imbarcazione, sovraccarico) è un azzardo assoluto». La nave degli scafisti è crollata a 100 metri da riva dopo 970 km nella tempesta praticamente indenni, resistendo 4 giorni e 4 notti.
«Due skipper, esperti di quella distesa d’acqua indocile, ritengono attraversare il sorvegliatissimo confine della “Patria blu” senza l’avallo in alto e basso loco. Lo sa bene l’Eni, che appena prova a cavare petrolio e gas dal fondale marino di Cipro, come da contratto ve- de le sue piattaforme circondate dalle cannoniere del Sultano…», rileva ancora Farina che punta poi il dito sul tema dirimente economico, «Gli scafisti tengono alla loro pelle, oltre che al portafogli. E allora perché sfidare l’impossibile? Hanno eseguito un ordine cui non era possibile dire di no. Di una organizzazione criminale connessa al potere politico come in Libia? O direttamente dall’intelligence che ha falsamente garantito una assistenza tecnologica?». L’aver evitato in fila di trovare un approdo più sicuro in Grecia, Cipro e Albania per dirigersi verso la Calabria potrebbe porre sul piatto un’amara ma non impossibile verità: vi è stato un accordo, quantomeno indiretto, tra Erdogan e Atene di spingere il “ricatto” all’Europa fin sulle nostre coste. Ultimo, ma non meno importante dettaglio, vi è la possibilità – ravvisa Farina – che potesse esserci un accordo segreto tra l’organizzazione criminale che assolda gli scafisti, la Turchia di Erdogan, alcune cosche della ’Ndrangheta per traghettare poi i disperati migranti verso la Germania. In questo senso la possibilità che gli scafisti siano stati “obbligati” (o convinti) a partire in direzione Italia è tutt’altro che una ricostruzione fantomatica…