Era il 4 marzo 2021 quando Sara Pedri, ginecologa di 31 anni originaria di Forlì, abbandonò l’auto vicino al ponte di Mostizzolo, sulle acque del Lago di Santa Giustina, 40 chilometri sopra Trento. Da lì il nulla. Il corpo non è mai stato ritrovato e nemmeno alcun effetto personale della ragazza né alcuna traccia. L’ipotesi più accreditata da allora è quella del suicidio, come ha affermato anche la sorella Emanuela. E ora, dopo due anni, ci sarà con ogni probabilità il rinvio a giudizio degli indagati.
Come è stato riportato sul Corriere Sara era affetta da qualche tempo da una forte depressione dovuta ad un clima poco sereno all’interno del reparto dove lavorava, al punto da essere terrorizzata all’idea di doversi recare ogni giorno in quell’ambiente. Non a caso, proprio lo stesso giorno della sua scomparsa, la giovane aveva rassegnato le sue dimissioni all’Azienda Sanitaria di Trento.
Nessun familiare però, e nemmeno il fidanzato Guglielmo, si sarebbero aspettati un tale gesto da parte della ragazza.
Gli indagati nel caso Sara Pedri
La vicenda ha portato ad aprire le indagini sull’ex primario di ginecologia Saverio Tateo e sulla sua vice Liliana Mereu, responsabili di aver creato all’interno della struttura ospedaliera Santa Chiara dove lavorava Sara Pedri, un clima vessatorio, intimidatorio e denigratorio nei confronti dei sottoposti. Non sarebbe stata infatti solo la giovane ad aver subìto quell’atmosfera pesante, così come testimonierebbero anche tre email inviate nel 2018 da un’infermiera, che riportava all’attenzione dell’azienda sanitaria di Trento, proprio comportamenti insostenibili in merito ai quali chiedeva aiuto, senza però ricevere mai risposta.
I due indagati dal canto loro si sono sempre discolpati negando ogni accusa, nonostante durante l’incidente probatorio siano state individuate 21 parti offese tra dottoresse e ostetriche dello stesso reparto in cui lavorava Sara.
Ora, a chiusura delle indagini, gli inquirenti guidati dal procuratore capo Sandro Raimondi chiedono il rinvio a giudizio dell’ex primario e della sua vice, mentre nel frattempo la famiglia Pedri continua non solo a sperare di avere giustizia, ma anche che le acque del Lago di Santa Giustina possa riportare i resti della povera Sara.