Kleo è una divertente e intrigante miniserie tedesca (Netflix, 8 episodi) ambientata negli anni a cavallo tra la caduta del Muro di Berlino e il crollo del regime della DDR e la successiva riunificazione tedesca. Ideata e prodotta da HaRiBo, il trio composto da Hanno Hackfort, Richard Kropf e Bob Konrad, Kleo è una storia di fantasia costruita su eventi reali e con alcuni personaggi che all’epoca erano ben noti. Intorno la straordinaria ricostruzione scenografica della Germania dei primi anni ’90.
Kleo Straub è una giovane agente della Stasi – il servizio segreto più temuto in quegli anni di Guerra fredda – addestrata a uccidere in missioni speciali decise dal Governo comunista della DDR. Almeno così crede. Nel suo lavoro è spietata ed efficiente, e a noi ricorda molto – per capirci – Villanelle di Killing Eve.
Kleo si fida ciecamente del nonno, colonnello della Stasi che l’ha cresciuta e addestrata dopo che la mamma è fuggita in Occidente. Kleo dovrà ricredersi di molte cose e soprattutto di questo aspetto della sua vita. Infatti, due anni prima che il regime comunista crolli e dopo aver portato a termine con successo una missione in territorio “nemico”, Kleo viene inspiegabilmente arrestata e torturata. In carcere subisce un pestaggio da altre detenute che le provoca la perdita del figlio di cui era in attesa.
Dopo qualche anno, crollato il muro e avviata la riunificazione, i prigionieri politici in Germania dell’Est vengono liberati. Fuori dal carcere, Kleo inizia la ricerca della verità, vuole sapere chi ha deciso il suo arresto e quale è il reale motivo. Kleo è spinta da un sentimento di vendetta. Intanto, però, è tenuta sotto osservazione da tutti i servizi segreti del mondo, a cominciare dalla CIA. Tra questi c’è anche Sven, un agente della polizia della Germania Ovest, che l’ha vista in azione in un pub di Berlino e che da quel momento – anche se non è creduto dai superiori – si è messo sulle sue tracce.
Kleo e Sven cominciano a collaborare e insieme cercano una valigetta rossa, vista da entrambi accanto all’ultima vittima di Kleo, che dovrebbe paradossalmente contenere tutte le risposte alle loro domande. Inseguendo questa valigetta i due arrivano in Cile dove si sono rifugiati molti dirigenti della Stasi e dei vertici della DDR, in fuga dai processi e dalle responsabilità dei crimini commessi in patria. Tra questi c’è anche Margot Honecker, la potente moglie di Erich, capo indiscusso della DDR tra il 1971 e il 1989. Il finale a sorpresa è alquanto verosimile anche se mai dimostrato, e contribuisce a dare un senso a una storia che spesso sfocia nel paradossale. in ogni caso lascia aperta la possibilità di un ripensamento e potrebbe spingere Netflix e mettere in cantiere la seconda stagione.
Molto bravi i due attori tedeschi che ricoprono i ruoli di protagonisti: Dimitrij Schaad, origini kazake e conosciuto dal pubblico delle serie tv per Daas Boat, interpreta Svan, mentre Jella Haase (Fuck prof! 1 e 2) è Kleo.
Il racconto è l’occasione per una ricostruzione di anni cruciali della storia tedesca, da qualche tempo oggetto di molte riletture e riconsiderazioni. La Berlino del dopoguerra – fino a quando è stata divisa in due – continua a essere, soprattutto per le produzioni tedesche, una miniera di contenuti e di storie incredibili da utilizzare, con grandi risultati di pubblico e di critica.
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