Sono passati solo due mesi dai festeggiamenti per la conquista della Coppa del Mondo da parte della nazionale argentina e in questo lasso di tempo si è passati dalla felicità di una folla oceanica che, non solo nella capitale Buenos Aires, si è stretta intorno alla squadra all’alba di giovedì, quando, nella città di Rosario, due persone incappucciate a bordo di una motocicletta, dopo aver sparato 14 colpi di pistola contro un supermercato gestito dalla famiglia della moglie di Lionel Messi, hanno lasciato un chiaro messaggio intimidatorio rivolto al capitano della “seleccion”.”Messi: ti stiamo aspettando: Jawkin (il sindaco di Rosario, ndr) è un narco dei nostri o non ti proteggerà”.
Ricordiamo che Rosario è una città molto importante (con una grandissima comunità italiana) che sorge sul Rio Paranà, fiume con un porto di importanza strategica e non solo commerciale: è anche il punto in cui transitano i carichi di droga e per questo sede di importanti cartelli del narcotraffico, che hanno messo a rischio la sicurezza di una città che di notte diventa fantasma.
La notizia ha fatto il giro del mondo e ha rivelato, specie in Europa, un aspetto a molti sconosciuto: quello di un Paese, l’Argentina, dove i narcos hanno un potere criminale immenso e che ha a Rosario uno dei punti chiave. Al punto tale che l’attuale ministro della Sicurezza del disastroso Governo kirchnerista, Anibal Fernandez, ha sorprendentemente dichiarato che “i narcos hanno vinto la guerra contro lo Stato”. Parole da far gelare il sangue, specie se dette dal diretto responsabile del Ministero che dovrebbe occuparsi della lotta al traffico di droga.
L’Argentina, fino a non molti anni fa, costituiva una nazione marginale negli interessi dei cartelli, che gravitavano specialmente nei Paesi produttori (Bolivia, Perù, Venezuela e Colombia): ma dal 2003, con l’avvento al potere del kirchnerismo, si sono di fatto liberate le frontiere al traffico. Specie quella con la Bolivia, che, a parte i 4 anni di Governo Macri dove si erano attuati severi controlli, è di fatto ridiventata una zona liberata, dalla quale transitano quantitativi enormi di coca che poi vengono lavorati nei laboratori presenti nelle Villas Miserias delle principali città e da qui inviati in tutto il mondo attraverso circuiti spesso gestiti da alleanze dei narcos con le mafie operanti sia negli Usa che in Europa.
Non è un caso se nel 2018 venne firmato proprio a Buenos Aires un accordo di collaborazione tra le polizie sudamericane e quelle dell’Ue denominato “El Pacto” e se proprio in quei giorni, durante un convegno svoltosi nel Congreso nacional argentino, i rappresentanti dell’Antimafia italiana parlassero a chiare lettere di una penetrazione della ‘ndrangheta in Argentina, altro Paese che, come il Brasile dove ha già un potere notevole, non permette l’estradizione verso l’Italia.
C’è un altro fatto da segnalare in questa vicenda: nel 2019 uno dei primi atti del Governo presieduto da Alberto Fernandez fu quello di distruggere, nel dicembre di quell’anno, la Segreteria di lotta contro il narcotraffico, oltre che diminuire le misure atte a contrastarlo prese dal Governo precedente. Quello dove la ministra alla Sicurezza Patricia Bullrich aveva ottenuto diversi successi: dal controllo delle frontiere attuato anche attraverso un pattugliamento aereo, ai sequestri sostanziosi di droghe, fino alla scoperta e distruzione di laboratori per la produzione di droga che sorgevano dentro le principali Villas Miserias, specialmente in quella denominata 1-11-14, vero e proprio centro di produzione e smistamento di ingenti quantitativi sia di coca che di droghe sintetiche, quelle derivate dall’unione degli scarti delle coca con sostanze chimico-farmaceutiche come l’efedrina e altre. Le droghe a prezzi economicissimi che hanno provocato migliaia di morti specie tra i giovani: il potere delle mafie era ed è immenso, al punto tale che le famiglie che vivono in queste bidonvilles hanno come referente il capo narco, che non solo costruisce case, ma costituisce un punto di riferimento sia lavorativo che di giustizia per gli abitanti.
Ma non solo: perché in caso di elezioni questi capi diventano un punto di riferimento per molti candidati politici che, una volta eletti con i finanziamenti delle cosche, riescono a influenzare le politiche del Paese e a “proteggere” i loro candidati. Quindi, i narcos non solo riescono ad avere un potere quasi diretto in Paesi come il Venezuela, dove il chavismo si è convertito nel loro braccio politico, ma anche, sempre più concretamente, nella maggior parte del continente latinoamericano, specie nelle nazioni dove il populismo la fa da padrone.
L’Argentina, lo sappiamo, sta attraversando una delle peggiori crisi economiche della sua storia, con risvolti sociali catastrofici, mentre il suo Presidente afferma che invece ha un coefficiente di crescita economica a livelli cinesi e che la crisi, ma anche la mancanza di sicurezza, costituiscono solo una sensazione. Sarà, ma in molti in Argentina si sono chiesti come mai la minaccia a Messi sia arrivata dopo che sia lui che l’allenatore della nazionale argentina Scaloni, si siano fatti fotografare con l’ex Presidente argentino Macri alla premiazione della Fifa (di cui è membro). Ricordiamo che una volta vinto il Mondiale di calcio, la nazionale si rifiutò categoricamente di incontrare esponenti di questo Governo, lanciando un messaggio chiaro a un Paese al quale dedicarono un titolo conquistato solo attraverso il loro lavoro e i loro sacrifici.
Ricordando alla gente che quando tutti partecipano con impegno al suo sviluppo, il progresso e il benessere arrivano senza ricorrere a maghi che con le loro bacchette magiche lo promettono senza il minimo sforzo… ormai da quasi 40 anni.
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