I test psicologici sui preti potrebbero aiutare a prevenire gli abusi sui minori. Attualmente non esistono dei questionari “specifici” per il problema, ma un articolo scientifico, dal titolo “La spiritualità nella pratica clinica”, pubblicato sulla rivista dell’American Psychological Association, ha evidenziato che presto l’idea potrebbe diventare realtà. A parlarne, ai microfoni di Avvenire, sono stati due degli autori, Stefano Lassi, psichiatra che fa parte del Servizio nazionale tutela minori della Cei ed è docente alla Facoltà di Teologia, e padre Hans Zollner, membro della Pontificia Commissione tutela dei minori e direttore dell’Istituto di Antropologia della Pontificia Università Gregoriana.
“La valutazione del profilo di personalità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa è oramai divenuta una prassi molto diffusa nel percorso di discernimento vocazionale dei seminari cattolici e scuole di formazione cattoliche”, hanno premesso gli esperti. Nonostante ciò, non esistono ancora degli strumenti ad hoc. “I più utilizzati risultano essere i test di personalità, tra i quali primo tra tutti il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI). Mancano test “vocazionali” specificamente disegnati per questa popolazione così come non esistono test specifici in grado di valutare con esattezza il rischio di abuso sessuale su minori. Inoltre il mondo della formazione degli istituti religiosi femminili è quasi del tutto non indagato”.
Test psicologici a preti per prevenire abusi: lo studio
Lo studio condotto da Stefano Lassi, Lisa Asta, Amedeo Cencini, Ernesto Caffo e Hans Zollner ha portato all’identificazione di 45 test che rispondono a criteri di scientificità e accuratezza, ma essi sono ben lontani dall’essere utili a prevenire gli abusi sui minori da parte dei preti. La maggior parte di essi sono stati realizzati negli Stati Uniti. “Le motivazioni sono in parte storiche, ovvero riconducibili al fatto che la crisi degli abusi nella Chiesa Cattolica inizia proprio negli in Canada e Usa. Adesso è in corso un forte cambiamento pure in Italia e in quasi tutte le facoltà e università cattoliche, seminari e case di formazione sono stati introdotti corsi, laboratori e iniziative formative affidate a psicologi e psichiatri”.
La strada, tuttavia, è ancora lunga. “Nonostante la Pastores dabo vobis di san Giovanni Paolo II già nel 1992 avesse individuato la formazione umana come base fondamentale per la formazione spirituale, intellettuale e pastorale dei futuri sacerdoti, in molti ambienti formativi solo nell’ultimo decennio si è passati ai fatti. Il non aver affrontato temi fondamentali quali sessualità, storia familiare, personalità, maturità affettiva, capacità di comunicare e interagire, gestione delle emozioni e delle relazioni non ha certo contribuito ad intercettare e sostenere quelle individualità a maggior rischio di abuso”. È per questo motivo che, in vista della pubblicazione della prossima Ratio fundamentalis gli esperti auspicano che il loro lavoro sia preso in considerazione.