Mario, Antonio, Luigi e Antonio sono quattro anziani sfrattati da una casa-alloggio di Taranto e sono diventati l’uno per l’altro la famiglia che non hanno più. Purtroppo, però, visto il provvedimento sopra preannunciato, presto potrebbero essere costretti a dirsi addio, in quanto il Comune pugliese ha emanato un’ordinanza che impone lo sgombero dei locali.
A “Storie Italiane”, su Rai Uno, i diretti interessati – peraltro da un mese senza acqua calda – hanno chiarito: “I servizi sociali non ci hanno dato tante speranze, ma noi non vogliamo uscire di qua. Qui ciascuno di noi ha la propria camera, il proprio bagno, la propria cucina. Speriamo che il Comune mantenga la parola dataci all’inizio. La doccia fredda è arrivata abbastanza rapidamente. Nessuno ci ha mai detto che il progetto era legato alla cooperativa che lo gestiva, su nessun documento di richiesta d’aiuto è riportato questo. Dopo qualche mese di tensione è pervenuta l’ordinanza”.
ANZIANI SFRATTATI DA CASA-FAMIGLIA, L’AVVOCATO: “HO IMPUGNATO L’ORDINANZA”
L’avvocato dei quattro anziani sfrattati, durante la diretta di Rai Uno, ha affermato: “Siamo di fronte a una tematica triste e sconvolgente. Questo edificio in cui vivono era una scuola dell’infanzia, ristrutturata con fondi europei e tramutata in casa-alloggio per anziani. Il Comune stesso ha messo queste persone al suo interno, ma l’ordinanza di sgombero entro cinque giorni prevede anche l’uso della forza pubblica, in caso di opposizione. Ho quindi provveduto a impugnare il provvedimento e a inviare una lettera di diffida al Comune di Taranto, notificando il ricorso al TAR. Ci saranno altri immobili in città da destinare alla Croce Rossa Italiana, o no? Ci sono disciplinari che prevedono che queste persone possano stare qua fino alla fine dei loro giorni”.
Gabriella Ficocelli, assessore ai Servizi Sociali e Integrazione del Comune di Taranto, ha commentato in questi termini la vicenda degli anziani sfrattati: “Abbiamo ricevuto la disponibilità di un co-housing sociale o, come alternativa, della struttura comunale o di un privato nella quale potranno condurre comunque la loro vita. Se, inoltre, loro dovessero trovare un appartamento privato che li soddisfa, noi saremmo i primi a garantire loro un minimo contributo economico, per non lasciarli soli e garantirne la sicurezza”.