I dati comunicati la scorsa settimana dall’Istat sull’inflazione non sono stati molto incoraggianti, soprattutto per quel che riguarda i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (il cosiddetto carrello della spesa), che hanno registrato un nuovo aumento tendenziale, passando dal +12% di gennaio al +13% di febbraio. Come ci spiega Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del Gruppo VéGé, tuttavia, la situazione potrebbe migliorare nei prossimi mesi.
Il carrello della spesa aumenterà ancora nei prossimi mesi?
Penso che i retailer stiano ancora scaricando parzialmente a valle verso i consumatori l’ultima tornata di richieste di aumento dei listini che i fornitori hanno presentato tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Con tutta probabilità, quindi, i prezzi saliranno ulteriormente a marzo e aprile mentre da maggio-giugno in poi, se i costi legati ai processi produttivi (come energia elettrica, gas, materie prime, packaging) e alla logistica (principalmente il gasolio per autotrasporto) non lieviteranno, ma anzi continueranno a diminuire, la salita dell’inflazione subirà un arresto e potrà cominciare a scendere nella seconda parte dell’anno.
Se questi costi scenderanno, i fornitori diminuiranno i loro listini?
È accaduto pochissime volte che l’industria abbassasse i listini. Tuttavia, è possibile che intervenga maggiormente su alcune variabili di negoziazione, come, per esempio, una finestra di promozione più ampia o più profonda, con l’effetto finale di determinare un costo d’acquisto più basso. A questo proposito c’è da dire, purtroppo, che non si sta registrando un comportamento corretto da parte di tutti i retailer.
Cosa sta accadendo?
Di norma per ottenere determinate condizioni finali d’acquisto, il retailer deve garantire al fornitore alcune prestazioni a favore della marca nei punti vendita, come l’adesione a un piano promozionale, lo scambio dei dati, attività di merchandising o comarketing. Ultimamente vi sono, però, alcune catene che riescono a ottenere queste condizioni, ma nel contempo, attuando una mera strategia di everyday low price, non possono mettere in atto le attività promesse. Tutto ciò a danno di chi invece si comporta in modo corretto.
Come si può evitare questa sorta di concorrenza sleale?
Sarebbe sufficiente che i fornitori fossero maggiormente rigidi e controllassero l’effettivo rispetto delle condizioni pattuite per avere un mercato più fair. Tornando al tema dei listini dei fornitori, va detta anche una cosa importante.
Quale?
Sempre più retailer si stanno dotando di strumenti e analisi di società specializzate, che in tempo reale forniscono le quotazioni delle materie prime e dei prodotti accessori delle diverse categorie merceologiche. Con questa crescente conoscenza dei trend prospettivi ci sarà sempre meno disponibilità ad accettare aumenti di listino indebiti.
Un aiuto alla discesa dell’inflazione potrà arrivare anche dalla concorrenza tra le insegne?
A febbraio i retailer hanno registrato un aumento delle vendite in valore, ma non in volumi. L’acerrima concorrenza che c’è tra le insegne distributive al fine di garantirsi maggiori volumi aiuterà certamente il cliente finale e contribuirà a contenere l’inflazione. Sto notando, però, che in questa competizione c’è anche chi sta esasperando il concetto di sottocosto.
Se le vendite in volumi non stanno crescendo, la distribuzione sta comunque riuscendo a recuperare margini grazie alla discesa dei prezzi energetici?
Questa discesa ci lascia più tranquilli per quel che concerne i costi operativi legati all’energia elettrica: rispetto alla fase drammatica dello scorso autunno si respira di più. Per quanto riguarda gli altri costi, la situazione non è mutata: sul cuneo fiscale il Governo non è ancora intervenuto e non sappiamo cosa intende fare sui crediti d’imposta energia nella seconda parte dell’anno.
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare di richieste di aumenti salariali dovute proprio alla crescita del costo della vita. Sono giunte anche nel vostro comparto?
Il GruppoVéGé, come molti altri leader della distribuzione italiana, fa parte di Federdistribuzione, che sta ragionando con le controparti sindacali sul rinnovo del contratto. La tendenza è quella di lavorare su un incremento dei servizi garantiti tramite il welfare aziendale piuttosto che solo sulla parte economica. Gli esigui margini degli ultimi anni non permettono grandi sforzi.
(Lorenzo Torrisi)
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