Luca Richeldi, ex membro del Cts e direttore di Pneumologia del Policlinico “Gemelli”, e Massimo Galli, professore di Malattie Infettive, sono intervenuti ai microfoni di “Cinque Minuti”, trasmissione di Rai Uno condotta da Bruno Vespa. Nel corso della puntata di martedì 7 marzo 2023, il giornalista si è concentrato sulla notizia dell’indagine condotta dalla Procura di Bergamo nei confronti di 19 persone, in quanto, secondo una perizia del microbiologo Andrea Crisanti, se il 27 febbraio 2020 fosse stata istituita zona rossa in val Seriana, si sarebbe evitata la morte di 4.148 persone.
Un’ipotesi, ha sottolineato Richeldi, che “non mi convince per niente. Un calcolo all’unità come quello fatto da Crisanti credo sia facilmente smontabile da altre controperizie”. Dello stesso avviso Massimo Galli: “Concordo perfettamente con il collega sul fatto che il numero derivi probabilmente da un calcolo la cui caratteristica è ignota tanto a me, quanto a lui. Il 28 febbraio 2020, in una conferenza stampa della Regione, mi fu chiesto di dire che avremmo avuto necessità di adottare interventi pesanti e impopolari. Questi nella Bergamasca non sono avvenuti ed è evidente ci siano state indecisioni”.
LUCA RICHELDI SU INCHIESTA COVID: “NON C’ERANO ZONE ROSSE IN EUROPA IN QUEL MOMENTO”
Luca Richeldi, a “Cinque Minuti”, ha aggiunto che fino a quel momento non era ancora stata creata una zona rossa “in nessuna parte d’Europa, quindi chiaramente c’erano le più svariate ipotesi sul terreno, inclusa quella di una misura tanto drastica, successivamente adottata. Nel Comitato c’erano pareri diversi in merito, soprattutto perché ciascuno di noi rappresentava la propria professionalità. Io come pneumologo mi sono espresso sugli elementi tecnici della polmonite”.
Massimo Galli ha precisato che a suo tempo aveva fatto presente l’esigenza di implementare notevolmente la capacità diagnostica, cosa che è avvenuta, ma “in tempi e modi non ottimali, che hanno aggiunto emergenza all’emergenza. Del mio mestiere, nel Cts non c’era nessuno”. Richeldi ha concluso asserendo che l’esempio che giunge dal Regno Unito, nel quale è stata avviata un’inchiesta indipendente e pubblica gestita da una baronessa, ex giudice della Corte Costituzionale, e aperta a tutti i cittadini, “può essere il modo utile per fare luce su quanto accaduto”.