Gian Carlo Caselli, ex magistrato e capo procuratore di Palermo intervistato da Il Giornale, riflette sulla situazione attuale dopo l’ennesima protesta, e i disrdini creati dai cortei degli anarchici in solidarietà ad Alfredo Cospito, che hanno devastato Torino. Il commento di Caselli è che “sembra di essere tornati ad un clima come quello degli anni di piombo“, anche se in realtà anarchici e Brigate Rosse sono molto distanti, sussiste il rischio che l’escalation di violenza possa sfociare in qualcosa di più grave. Difende però in maniera totalitaria il regime di 41 bis sostenendo che questo è uno “strumento fondamentale che ha salvato la democrazia“.
Grazie alle misure restrittive del 41 bis infatti, secondo l’ex procuratore che ha combattuto a lungo contro terrorismo e mafia in Italia, si è riusciti a dare un rigore “giusto” per i mafiosi che precedentemente “vivevano in carcere ad aragoste e champagne simbolo e suggello di una supremazia della mafia rispetto allo Stato anche all’interno del carcere e così non poteva neanche cominciare una credibile lotta“. Tuttavia, si potrebbe avviare un confronto, per capire se questa misura sia necessaria anche “oltre il perimetro dei boss“.
Gian Carlo Caselli: “Clima da pre-terrorismo”
In merito alle minacce e al caos provocato dagli anarchici in difesa dei diritti di Cospito, Caselli afferma che ormai il caso “ha scatenato una sorta di tempesta perfetta capace di produrre danni a raggiera“. Quindi il rischio che le violenze possano non solo continuare, ma aumentare, grazie all’appoggio e la solidarietà degli anarchici di tutta Europa, esiste, “si è scatenata la bagarre, dagli attentati contro i consolati italiani di Atene, Berlino e Barcellona alla guerriglia urbana di Torino. Ne risulta un piatto sporco in cui possono mettere le mani in molti, animati anche da propositi contrastanti“.
Un clima da “pre-terrorismo” che in Italia ricorda l’epoca degli anni di piombo, anche se come sottolinea Caselli, Br e anarchici sono due cose completamente diverse. Manca “l’organizzazione piramidale tipica delle Brigate Rosse” e i modi di agire sono differenti. Certamente, dice, non è da escludere che “da manifestazioni violente di piazza si potrebbe arrivare a qualcosa di più, ma penso e spero che non succederà“.