Il piano pandemico non era aggiornato, quello che è stato realizzato è stato messo da parte perché “non adeguato”. Eppure, c’era un “piano segreto”, il cui nome è “Scenari di diffusione di 2019-Ncov in Italia e impatto sul servizio sanitario, in caso il virus non possa essere contenuto localmente”, ma era anche detto “esercitazione teorica” o “Piano nazionale in risposta ad un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19”. Fu Andrea Urbani, che era direttore della Programmazione al ministero della Salute, a parlare nell’aprile 2020 per primo della sua esistenza. Spiegò che non ci fu alcun vuoto decisionale e che fu seguito questo piano, di cui non si parlò pubblicamente per “non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio”.
Quel piano segreto era però basato su stime inesatte della Fondazione Kessler, secondo quanto riportato da La Verità: l’unico dato azzeccato è stato quello dei morti; infatti, a marzo 2021 arrivarono a quota 100mila. Il giornale ha rivelato che quell’intervista di Andrea Urbani al Corriere scatenò la furia del ministro Roberto Speranza, a causa delle polemiche delle opposizioni. L’allora segretario generale del ministero della Salute Giuseppe Ruocco nell’aprile 2020 in una conversazione con una collega, finita agli atti dell’inchiesta di Bergamo, parlò di una nota ufficiale di rimprovero.
“PIANO UTILE SE HA MASSIMA DIFFUSIONE…”
La necessità di elaborare un piano emerse su impulso di Silvio Brusaferro nel febbraio 2020 e fu coinvolto Stefano Merler, matematico della Fondazione Kessler, da Gianni Rezza, in virtù dei rapporti tra l’Istituto superiore di sanità (Iss) e la Fondazione stessa. In quel documento ci sono gli scenari sull’andamento dell’epidemia confluiti in un testo tenuto riservato. Quel piano tenuto segreto fu chiuso il 28 febbraio, ma la versione finale viene adottata dal Cts solo il 2 marzo; quindi, sei giorni prima che l’Italia venisse messa in lockdown. Eppure, il 4 e 9 marzo, come riportato da La Verità, il Cts insisteva nel chiedere riservatezza e aggiornamenti del vademecum. Poi, comunque, il piano non fu più menzionato. Ci sarebbe una copia di 53 pagine in busta chiusa, senza data, protocollo e firma, presso il Dipartimento della Protezione civile. Fu trasmesso al ministro della Salute Roberto Speranza solo il 23 aprile 2020. Alla fine, il ministero spiegò che quello di Merler non era un piano, ma uno studio che ha “contribuito alla definizione delle misure e dei provvedimenti adottati a partire dal 21 febbraio”. Andrea Urbani corresse il tiro parlando di piano “riservato”, non secretato; invece, Agostino Miozzo difese la scelta di tenere nascosto il documento spiegando: “Io stesso chiesi di mantenere riservato il piano, perché da esso emergeva una situazione ‘apocalittica’, che avrebbe allarmato l’opinione pubblica”. Alla fine, Brusaferro dichiarò: “Un piano di preparedness, per essere utile, non può essere riservato, ma deve avere massima diffusione”. Ma ciò non è accaduto.