I confini dell’impero russo sono in movimento. La lastra a frattali georgiana ha ricominciato a scricchiolare. Le repubbliche autonome riconosciute solo dall’impero e dagli imperiali alleati sono – come nell’epoca della frana sovietica – nuovamente il pretesto di una turbolenza continua. A essa si è aggiunta la decisione del gruppo oligarchico filo-imperiale – insediatosi dopo la catastrofe che seguì ai bombardamenti che colpirono Tbilisi e costrinsero alle dimissioni Shevardnadze – di scatenare proditoriamente la piazza.
Direte che sostengo una tesi indimostrabile: il Governo in carica in Georgia pone in atto tutta una serie di misure legislative che ostacolerebbero, se applicate, l’entrata della Georgia nell’Ue. Si tratta di un sostegno alla Russia che consolida un’alleanza già espressasi con l’astensione all’Onu sulle sanzioni statunitensi e dell’Ue. Ma il Governo non poteva non sapere che questo avrebbe acceso il fuoco che covava sotto la brace. Ed ecco le manifestazioni coronate dalle bandiere Ue e ucraine, ecco gli scontri di piazza, ecco il disordine che non può che allargare il conflitto e alimentare le tensioni.
Il pericolo è proprio questo: che i russi e i filorussi giochino spregiudicatamente ad alimentare la tensione sino a colpire in Moldavia e di lì nel plesso balcanico. L’avevano previsto gli osservatori più avveduti e realisti che questa strategia di accendere il fuoco nella prateria sarebbe stata attuata spregiudicatamente.
La guerra non si vince solo con le armi, ma anche con l’intelligenza strategica. Il disordine non può che favorire l’impero russo che in quei plessi strategici ha radici profonde e dispone dell’arma della complicità etnico-religiosa. Di qui la necessità di non dare legna a questo fuoco.
Se si vuole ampliare l’Ue se ne parli dopo l’armistizio e la pace, non durante un conflitto che già così è destinato ad alimentarsi per le ragioni proprie dei conflitti inter-imperialisti.
Gli oligarchi giocano cinicamente coi destini dei popoli. È buona norma diplomatica non cadere nelle loro trappole.
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