«L’ideologia del gender pervade tutto come una sorta di grigiore che si diffonde». Lo sostiene l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, intervenuto al convegno “Il Cif e l’associazionismo. L’importanza dei corpi intermedi”, che si è tenuto nella Sala del Gonfalone di Regione Lombardia ed è stato promosso dal Consiglio regionale, dal Centro italiano femminile e dalla Federazione Aiccre regionale. «Noi riteniamo fondamentale l’assunzione del maschile e del femminile. L’idea, oggi, di presentarsi sotto un’identità dichiaratamente femminile, come fa il Cif, è guardato con sospetto», aggiunge Delpini, come riportato dall’Avvenire.
Nel corso del suo intervento lancia un’accusa ai media: «Mi pare che la circolazione delle notizie e delle figure esemplari che i media propongono sembrano quasi andare verso l’idea che la forma più raccomandabile di essere persona sia quella ambigua». Questo, secondo l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, «crea un malessere soprattutto nel momento evolutivo».
“SU IDENTIFICAZIONE DI SÉ CALA SILENZIO IMBARAZZATO…”
Secondo Mario Delpini «sull’identificazione di sé come uomo o donna cala un silenzio imbarazzato che lascia perplessi anche i genitori». Questi si ritrovano a volte a non sentirsi «all’altezza di dialogare con i loro figli, così come gli educatori e i preti». Alla luce di questa situazione, il presule non suggerisce di fare battaglie o di portare avanti crociate, ma consiglia invece di «comprendere che la potenzialità di affrontare questo tema è nell’interpretare la vita come una vocazione, non come un foglio bianco su cui posso scrivere a piacere, un giorno, Mario e, un altro, Maria». Per l’arcivescovo di Milano il clima attuale può essere considerato un ostacolo a realtà come il Centro Italiano Femminile, così come individualismo e complessità della società odierna, che obbliga a tempi di vita esasperati, sono nemici dell’associazionismo. Il rimedio è «rendere facile fare il bene». L’arcivescovo meneghino ha concluso: «Dobbiamo propiziare la possibilità di una vita più sostenibile. Anche con una partecipazione limitata, si può fare molto. L’associazionismo fa bene e dovete mostrarlo».