Due milioni di euro di risarcimento: sarebbe questa la richiesta complessiva della famiglia di Guerrina Piscaglia alla Chiesa per il caso della 49enne scomparsa a Cà Raffaello nel 2014 e mai ritrovata. In carcere, condannato in via definitiva a 25 anni per omicidio e occultamento di cadavere, c’è padre Gratien Alabi, prete congolese che, stando alla ricostruzione, avrebbe ucciso la donna per poi farla sparire. A riportare la notizia è il settimanale Giallo, secondo cui alla richiesta iniziale di un milione di euro avanzata da sorelle e nipoti della vittima si sommerebbe un altro milione chiesto da marito e figlio della stessa. La Chiesa si sarebbe già opposta, ma ora la decisione spetta ai giudici.
Tra le motivazioni di questa ultima istanza, vi sarebbe il fatto che, mesi prima della sparizione di Guerrina Piscaglia, diversi parrocchiani avrebbero segnalato alla diocesi di Arezzo le presunte condotte anomale del sacerdote circa uso di alcol e la relazione con la 49enne poi svanita nel nulla. Segnalazioni alle quali non sarebbe seguito alcun intervento di vigilanza sulle situazioni indicate dai fedeli. Le citazioni per danni sarebbero quindi due, spiega ancora Giallo, presentate entrambe davanti al Tribunale civile di Arezzo.
Anche il marito e il figlio di Guerrina Piscaglia chiedono risarcimento alla Chiesa
“La diocesi, mesi prima dell’omicidio, aveva ricevuto segnalazioni da persone della parrocchia sui comportamenti non consoni del sacerdote in relazione all’uso di alcol e per la relazione sentimentale con Guerrina Piscaglia”. È quanto avrebbe dichiarato l’avvocato Nicola Detti, legale di Mirco e Lorenzo Alessandrini, 57 e 31 anni, rispettivamente il marito e il figlio della 49enne scomparsa il 1° maggio 2014 a Cà Raffaello e mai ritrovata. Secondo l’accusa a carico di padre Gratien, poi tradotta nella sua condanna definitiva a 25 anni di reclusione, il prete congolese avrebbe agito per evitare che la donna rivelasse la loro relazione clandestina aprendo a uno scandalo che avrebbe distrutto la sua immagine e il suo sacerdozio.
L’avvocato Nicodemo Gentile, riporta Giallo, presidente dell’associazione Penelope e parte civile nel processo a carico dell’ex sacerdote congolese, ha sottolineato come padre Gratien, noto alle cronache italiane anche come padre Graziano, “nel corso delle indagini e dei processi ha sempre avuto un atteggiamento reticente e negazionista. Non ha mai riservato una parola di conforto per il marito e il figlio“. Secondo quanto dichiarato da Gentile, inoltre, Alabi non avrebbe “mai dedicato un solo pensiero a quella donna che purtroppo si era invaghita di lui“. “È assurdo – ha concluso l’avvocato – che la Chiesa non abbia preso una posizione netta (…). L’indifferenza della Chiesa nei confronti di una sentenza definitiva in cui è stabilito che Graziano è colpevole di omicidio e distruzione di cadavere mette noi cattolici in seria difficoltà. Se Graziano fosse davvero un uomo di Chiesa, dica dove ha nascosto il cadavere di Guerrina“.