Ha vinto quattro Oscar: Miglior film straniero, colonna sonora originale, fotografia e scenografia, tutti meritati. Queste sono statuette considerate minori, ma non è così. La musica delicata si fonde con il contrasto delle esplosioni, dell’ansia, della paura, dello sconforto, dei rumori particolari e della fotografia. Questa è in campi larghi, stretti e primissimi piani, con camera a mano e rappresenta realisticamente gli eventi, senza essere strabordante ed eccessiva. Adesso una breve intro iniziata in tempi non sospetti, quando stavo guardando il film.
Il 22 febbraio alle ore 14:00, nel guardare gli aggiornamenti dei giornali nazionali web ho aperto casualmente come primo sito il Fatto Quotidiano e … urcaaa!, mi son detto, l’apertura di testata era: Guerra in Ucraina, il Papa: “Un conflitto assurdo e crudele. È stato fatto tutto il possibile per fermarlo? Chi ha l’autorità si impegni per la pace”. Erano le affermazioni al termine dell’udienza del mercoledì. Ho guardato poi i siti dei giornali di centro dx, sinistra Gedi, ancora Corsera e Foglio, più Ansa, ma… nada. Poi, il quotidiano della Chiesa italiana e lì ho trovato un borsino sulla sinistra (casuale?) con il titolo simile. Mi è venuto da sorridere, che Don Travajo stia pensando alla poltrona papale?
Sicuramente c’è una strategia di marketing del FQ per avere più lettori, ma è scandaloso che i giornaloni considerino il Papa e la Chiesa come l’ultimo raggio dell’ultima ruota dell’ultimo carro. È oggettivo ormai che solo Francesco urli di negoziare la pace e ora per interessi personali anche la Cina.
Torniamo nel secolo scorso, quando non c’erano droni, missili supersonici e la tecnologia odierna, ma i caduti in guerra son sempre uomini, ieri come oggi, perciò il film che propongo è di un’attualità sconcertante, non sotto l’aspetto bellico ma rispetto alla posizione umana dell’uomo, nel film Paul.
Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022) è un film duro, doloroso e chiaramente di morte. Siamo quasi al termine della Prima guerra mondiale, 1918, Francia, fronte occidentale. Guerra di trincea, fango, assalti, mortai, gas. Feriti e morti che vengono spogliati, le loro divise lavate, ricucite, riconfezionate, imballate e spedite nei centri di arruolamento delle nuove reclute. Il sonoro è solo il rumore della realtà.
Vediamo le casse con i vestiti che vengono scaricate dal camion mentre lì vicino c’è un gruppo di giovani studenti galvanizzati perché vogliono andare in guerra come volontari. Esaltati con impeto patriottico dal preside della scuola, si infervorano e son convinti del loro passo per il bene della patria. Sono tedeschi, ma potrebbero essere italiani, francesi, ecc.
Abili arruolati a fine visita medica vien loro consegnata la divisa, una di quelle di cui sopra. Uno dei giovani si accorge che vi è la targhetta di stoffa con un nome diverso dal suo. Il militare addetto alla consegna, come se fosse acqua che scorre sotto i ponti, afferma in maniera sbrigativa che era una taglia sbagliata per il soldato a cui era destinata. Strappa la targhetta e la lascia cadere a terra. Sotto il tavolo se ne vedono molte altre. Quanti morti… Si stima che nel conflitto vi siano stati 37 milioni di uomini tra caduti, dispersi e mutilati. Tre milioni solo in prima linea tra francesi e tedeschi. Un’ecatombe.
Per il gruppo dei giovani tedeschi euforici questa non è ancora la realtà, pensano di essere entrati in una grande avventura da cui ritorneranno eroi. Il tutto è visto con lo sguardo di uno di loro, Paul, dai suoi occhi limpidi, azzurri che verranno esaltati dalla fotografia nel contrasto del viso sporco di fango nero. I colori della pellicola sono virati al grigio e azzurro, non chiaro, con nebbia, fumo, pioggia e fango. Un senso di tristezza invasivo. Solo al vedere la trincea dal suo interno si coglie l’atmosfera di dolore che aleggerà a breve.
Spari, mortai, scompiglio, inesperienza e uno dei giovani della compagnia si affaccia dalla trincea e ci rimane secco. Dopo un cruento attacco francese, Paul deve recuperare le piastrine dei commilitoni morti. Anche questa è un’azione dolorosa. Mentre la compie calpesta un paio di occhiali, sono quelli di un altro suo amico, ha appena recuperato la sua piastrina, ma sporco di fango non lo aveva riconosciuto.
Nel frattempo in Germania Matthias Erzberger convince il Governo tedesco a trattare la pace vista la disfatta che l’esercito germanico continua a subire. Drammatico l’incontro sul treno per trattare le condizioni di pace tra tedeschi e alleati. Mentre vengono discussi questi accordi il generale tedesco, cosciente che si è agli sgoccioli, dal suo quartier generale, un villone nella retroguardia, è in ambascia ed esclama ad un suo sottoposto: Cos’è un soldato senza una guerra? In cuor suo vorrebbe continuare la guerra.
Ritorniamo in prima linea con Paul che uccide con la baionetta un francese, ma gli tampona la ferita mortale, gli pulisce il volto, gli parla, guarda le fotografie che portava nella giubba. Un atto di pietà che esalta l’assurdità della guerra. Vede anche un terzo amico colpito e poi ucciso con i lanciafiamme e in infermeria u ‘altro amico ferito a una gamba che pensando al futuro si suicida.
Viene firmato il trattato di pace: la guerra si fermerà alle ore 11:00 del giorno 11 del mese 11 (novembre). Le truppe si distendono perciò psicologicamente: è finitaaaa!
Nella notte Paul esterna tutto il suo dolore: Mi porterò dentro la puzza della guerra. E questo gli incute paura per il dopo.
Ma il generale tedesco all’alba decide un attacco ai francesi che,chiaramente non se lo aspettano. Alle ore 11:00 tutto si ferma e un giovane tedesco raccoglie nella trincea francese le piastrine dei commilitoni. Ometto altre scene particolari, però di proposito.
Il film è da vedere (ricordo che è tratto dal romanzo di Erich Paul Remark, veterano della Grande Guerra) soprattutto per il dolore umano e di coscienza insito nella guerra che ci viene esplicitato da Paul. Questi è interpretato da Felix Kammerer, lui come gli altri del gruppo di amici è pressoché sconosciuto come attore, ma si è rivelato grandioso solo con lo sguardo e la mimica facciale.
Il diplomatico Matthias Erzberger è interpretato da Daniel Brühl, conosciuto nel bel Good Bye, Lenin! (2003) e lanciato poi a livello internazionale con Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia (2005).
Bellissima la fotografia e la poca verbosità del soggetto.
Il tentennamento del Governo tedesco, l’orgoglio del generale, il dramma umano di Paul, il realismo di Erzberger, sono il quadro e la cornice dell’orrore della guerra.
Il film è su Netflix, dove vi è anche uno speciale backstage interessante con interviste agli attori e ai registi, dove aldilà del dietro le quinte cinematografiche, vi sono i giudizi degli interpreti sulla guerra.
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