Giovanna Mezzogiorno parla della scuola di oggi e della sua carriera di ieri. “A livello culturale, istituzionale, è avvilente il modo in cui le autorità scolastiche sono messe sotto accusa. Mi ha colpito la storia della preside che si è schierata dopo il pestaggio fuori dalla scuola di Firenze da parte di un gruppo di destra – racconta nell’intervista rilasciata a Repubblica – Ed è stata ripresa dal ministro. È un gesto gravissimo. Un preside non può avere paura di esprimersi rispetto ad atti di violenza”.
Mentre i suoi figli frequentano la scuola pubblica, Giovanna Mezzogiorno ricorda che “io invece sono andata a una privata, un mondo più protettivo, con classi più piccole, ma che serve solo se sei in difficoltà, come lo ero io. Se non hai problemi la scuola pubblica è un organismo più complesso, ma formativo. Poi si incrociano le dita: l’incontro con il professore giusto, che ti stimoli, fa una differenza enorme. E Dio sa quanto fanno male i professori che ti cancellano, non ti seguono”. L’attrice si scaglia anche contro la politica del governo che dovrebbe favorire la meritocrazia nelle scuole: “non ha senso. Un ragazzo deve studiare e ci si augura che vada bene. Ma un brutto voto o una nota possono succedere” mentre “l’importante è che non viva la scuola e lo studio come una rottura di scatole che ne intralci la serenità e la libertà. Se vai male come è successo a me, è un peccato, ma solo perché vivi anni che invece di essere belli diventano un inferno”.
Giovanna Mezzogiorno: “registi scelgono sempre gli stessi attori, bisogna dare possibilità”
A 48 anni, Giovanna Mezzogiorno confessa a Repubblica che “non tornerò mai a lavorare ai ritmi di prima, quattro film all’anno. I ritmi sono fisiologicamente diversi”. Mentre sottolinea che nel mondo del cinema e dello spettacolo “ci sono file di giovani talenti che non aspettano altro che lavorare, bisogna ampliare lo sguardo, dare possibilità”. A oggi infatti “l’Italia è piena di talenti enormi, attori bravissimi con una gran voglia di dimostrare quanto possano regalare ad un’opera. Ma in questo senso vorrei dire una cosa che riguarda i registi e le produzioni italiane: ho fatto decine di provini per nostri film per cui poi, i registi che li avrebbero diretti, hanno scelto gli stessi attori e attrici con cui lavorano da una vita. Vengono scelti sempre gli stessi attori, mi metto anch’io nel gruppo”.
Ripensando agli esordi della sua carriera, Giovanna Mezzogiorno ricorda che il primo ricordo “è stato quello con Sergio Rubini, ‘Il viaggio della sposa’. Ero piccolissima, molto sperduta e molto curiosa. Troppo giovane per essere lontana dalla famiglia. Sono andata via di casa a 18 anni, ho imparato molto velocemente. Ogni tanto mi dico che l’ho pagato troppo caro”.