Alessandro Benetton sta facendo moltissimo, anche spendendosi in prima persona, per risollevare l’immagine della sua famiglia disastrata dal crollo del Ponte Morandi. Bisognerebbe però che alla comunicazione seguissero i fatti, e a volte questi negano in maniera incontrovertibile le parole.
Nei giorni scorsi l’erede del gruppo ha presentato in pompa magna Mundys, un intelligente tentativo di cancellare dalla memoria degli italiani Atlantia, legata per sempre al tragico 14 agosto 2018. Nell’idea di chi l’ha pensata, la nuova Holding depurata dal passato dovrebbe rappresentare un campione di sostenibilità e inclusione, grazie anche al fatto che nel frattempo sono cambiate tutte le persone. Bello, bellissimo. Se non fosse per la foto celebrative dei nuovi vertici, con al centro Benetton, dove su otto persone fa capolino, un po’ in disparte, una sola donna.
Pensandoci bene la dinastia di Ponzano Veneto non ha mai brillato per gender diversity. Se uno guarda i vertici di tutte le società del gruppo, da Edizione Holding appunto a Mundys, da Autogrill a Benetton, non c’è e non c’è mai stata un rappresentante del sesso femminile. Addirittura nel consiglio della capogruppo, che vede presenti le quattro famiglie dei fondatori, queste sono rappresentate da soli uomini. Cosa che spicca se si considera che gli eredi di Giuliana sono tre donne e un maschio (Carlo) e addirittura le due figlie dello scomparso Gilberto hanno delegato Ermanno Boffa, marito di una di loro.
E Alessandro? Anche lui non sembra molto favorevole all’inclusione femminile. Sul sito della sua 21 Invest su 12 partner gli uomini sono 11, con una sola donna relegata alla provincia francese.
Quando uno come il bravissimo figlio di Luciano vuole cambiare, e per farlo lo fa con una comunicazione orientata ai giovani attraverso una serie di efficaci video sui social, bisogna stare ancora più attenti a non cadere in contraddizione. Perché, si sa, i giovani derogano su tutto ma non sui princìpi.
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