Bini Smaghi parla della crisi bancaria americana
Lorenzo Bini Smaghi, economista in banchiere dal 2005 al 2011 è stato anche membro esecutivo della Banca centrale europea, ha commentato sulle pagine del Corriere della Sera la questione della crisi bancaria nata dal fallimento della statunitense Silicon Vally Bank. Una crisi che sta avendo anche alcune ripercussioni in territorio europeo, ma per un paradossale effetto boomerang che, secondo l’economista, non ha particolare senso.
Parlando della crisi, Bini Smaghi, spiega che nel caso specifico della SVB è sorta a causa di alcune situazioni critiche, “vi era una concentrazione dei depositi di larga dimensione, una scarsa diversificazione dell’attivo, uno squilibrio di scadenze tra attivo e passivo e una governance approssimativa nel migliore dei casi. Sorprende che il regolatore americano non sia stato più attento“. In seguito, infatti, della scarsa crescita americana pre covid e alla ripresa post, spiega ancora Bini Smaghi, la banca non ha adeguato i tassi di interesse e la “fondamentale vigilanza” in materia bancaria non ha funzionato a dovere, “ci si poteva aspettare di più da quella statunitense, che sembra aver ignorato i rischi”.
Le ripercussioni della crisi bancaria sull’Europa
Continuando nel suo intervento l’economista Bini Smaghi ha poi affrontato il tema delle ripercussioni economiche e finanziarie della crisi bancaria sul sistema europeo. “È paradossale che l’Europa sia colpita in questo modo da crisi che nascono da banche poste al di fuori dalla sua area di supervisione”, spiega, anche perché dal 2014 è stato creato un sistema di vigilanza utile proprio a scongiurare “quelle specifiche vulnerabilità”.
Non si sarebbe, insomma, secondo Bini Smaghi, da preoccuparsi dei contraccolpi della crisi bancaria americana, anche perché è convinto che “la Bce ha tutti gli strumenti disponibili per intervenire e fornire liquidità al sistema bancario europeo”, purché ovviamente sia disposta a farlo con un piano di interventi. Il lieve contraccolpo che si starebbe avvertendo ora, spiega ancora, sarebbe dovuto alla reazione dei grandi fondi americani che gestiscono anche risparmi europei. Secondo Bini Smaghi, avrebbero guardato al passato, “quando l’Europa era fragile. Ma adesso grazie alle misure realizzate dal 2014 in avanti l’Europa è più forte degli Stati Uniti“.