Saman Abbas, spari contro la casa dei genitori del fidanzato
Simone Servillo, avvocato del padre di Saman Abbas, ha diramato un comunicato: “Non c’è intento di Shabbar a non voler partecipare al processo. Non ha detto che non vuole partecipare in videoconferenza”. Barbara Iannuccelli, avvocato dell’Associazione Penelope, che si è costituita parte civile nel processo e difensore del fidanzato della giovane, Saqib Ayub, spiega: “La moglie di Danish, che viene considerato l’esecutore materiale di questo delitto, è stata fatta arrivare in Italia in un mese. Allora chiediamo che l’Italia ci aiuti perché vogliamo che i genitori arrivino qui. Appena lui dice una parola, cominciano gli spari di pistola intorno alla casa dei genitori in Pakistan. È giusto che vengano in Italia. Chiediamo aiuto affinché le istituzioni li faccino arrivare qui. Dobbiamo portare in Italia i genitori di Saqib”. (agg. JC)
Nuova udienza per la morte di Saman Abbas
In corso la terza udienza del processo per la morte di Saman Abbas. Shabbar, il padre, potrebbe essere giudicato ugualmente, insieme alla moglie, tutt’ora latitante. Oggi si tratta di un’udienza molto importante: si entra infatti nel vivo del processo per la morte della giovane ragazza, che si è opposta alla famiglia per non sposare un cugino in un matrimonio combinato. In Aula ci sono 10 testimoni, coloro che hanno svolto l’attività investigativa iniziale. La giovane, una decina di giorni prima della morte, era tornata a casa per recuperare i documenti che le sarebbero serviti per sposare il fidanzato. Al momento gli imputati sono cinque: i genitori, lo zio e due cugini.
Giovanni Terzi, ospite a Storie Italiane, fa il punto sulla morte della giovane ragazza: “Si tratta di una subcultura, nonostante la comunità pakistana si sia discostata. Lei si fidava dei suoi genitori, li andava a trovare non pensando di trovare la morte. La rottura tra la ragazza e la propria famiglia fa male: una giovane vita spezzata da chi gliel’aveva data”.
Saman Abbas, il processo segnerà un prima e un dopo
Per Imma Battaglia, la morte di Saman Abbas “È un infanticidio e femminicidio. Credo che dovremmo sentirci tutti parte civile in questo processo, è veramente fondamentale per il Paese. Il tema dell’integrazione è importante, rispetto a quelli che sono gli stadi di evoluzione del nostro Paese, non possiamo accettare queste cose”. La posizione di Shabbar, padre della giovane, è uguale a quella degli altri: lui continua ad attendere dopo aver avanzato la richiesta di essere scarcerato in Pakistan.
L’udienza odierna ha un’importanza fondamentale per il processo in sé ma non soltanto. Tante associazioni contro la violenza sulle donne si sono costituite parte civile, cercando di fare giustizia per la giovane uccisa dalla famiglia. L’impressione è quella che “Il processo segnerà un punto di non ritorno. Ci sarà un prima e un dopo Saman”, come affermato dall’inviato di Storie Italiane.