Il turismo vive (anche) di programmazione. Conoscere per tempo il trend degli arrivi significa essere in grado di attrezzarsi con le forniture, gli adeguamenti strutturali, il recruiting del personale. Così risultano positive, eppure in un certo senso anche allarmanti, le previsioni del report “Tourism Forecast 2023” dell’Istituto Demoskopika, che indicano per il 2023 un aumento dei flussi di turisti, dall’Italia e dall’estero. Una crescita che però si scontra con le difficoltà di reperimento del personale.
L’altro giorno, al tavolo sulla carenza di addetti nel settore turistico organizzato dal ministro al Turismo Daniela Santanchè, è emerso ad esempio che per Pasqua e i mesi primaverili dei “ponti”, quando si registra il picco della domanda, si stimano oltre 50 mila lavoratori mancanti nella travel industry. Assenze che porteranno le imprese a misurarsi con una situazione complessa e imprevedibile dal punto di vista organizzativo.
Per quelle che non riusciranno a reperire tutti gli addetti necessari, Assoturismo stima una perdita media di fatturato nel periodo del -5,3%, con conseguente abbassamento degli standard qualitativi e impatti sulla produttività. Confesercenti, per superare questa emergenza, sollecita investimenti sulle politiche attive del lavoro, attraverso maggiore cooperazione con i sistemi privati di reclutamento, attraverso uno scambio di banche dati tra collocamento pubblico e associazioni di categoria che raccolgono il fabbisogno delle imprese. Cosa che a oggi non esiste. Andrebbe anche velocizzato e snellito il procedimento di richiesta dei voucher, reintrodotti con la Legge di bilancio 2023: “L’eccessiva farraginosità – sostiene l’organizzazione – sta bloccando l’impatto positivo dello strumento, soprattutto nel comparto del turismo. Sempre nel rispetto della tracciabilità e della trasparenza”. Al tavolo è stata anche avanzata l’introduzione di “tipologie contrattuali ad hoc per il lavoro stagionale per giovani e pensionati, con misure di defiscalizzazione. La gestione dei flussi di immigrazione andrebbe inoltre ripensata in base alla opportunità di lavoro. Necessario anche risolvere il problema della mobilità dei lavoratori stagionali. E infine – secondo Assoturismo – bisognerebbe rafforzare la formazione professionale regionale di figure turistiche e realizzare una più stretta cooperazione tra istituti scolastici (Its) e imprese anche promuovendo l’alternanza scuola lavoro che, se ben realizzata e con una stretta cooperazione anche con le associazioni di categoria, avvicina i giovani ai nostri settori. Vanno anche promossi i contratti collettivi comparativamente più rappresentativi: il danno reputazionale provocato dai Ccnl che fanno dumping salariale al ribasso è inestimabile e ha solo creato allontanamento, soprattutto dei giovani, dal settore del turismo”.
Pur in queste difficili congiunture, il 2023 sarebbe comunque destinato – come si diceva – a segnare un incremento dei flussi turistici in Italia: Demoskopika prevede oltre 442 milioni di presenze e quasi 127 milioni di arrivi, con una crescita rispettivamente pari al 12,2% e all’11,2% rispetto all’anno precedente. Segnali in ripresa, dunque, anche sul versante dell’incoming: a scegliere l’Italia per le vacanze sarebbero quasi 61 milioni di stranieri, pari a poco meno della metà del dato complessivo degli arrivi previsti, generando ben 215 milioni di pernottamenti. Effetto traino anche sulla spesa turistica che, in valore assoluto, sfiorerebbe la soglia degli 89 miliardi di euro con una crescita stimata pari al 22,8% rispetto ai dodici mesi del 2022. “Le nostre previsioni – ha dichiarato il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – descrivono un andamento in crescita dei flussi turistici più che significativo. Si potrebbe registrare il valore più alto delle presenze dal 2010 a oggi, con il mercato estero che incrementa le sue scelte di consumo turistico verso la destinazione Italia”.
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