Ma ve lo ricordate, cari lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri) com’è iniziata questa stagione green? Da principio c’erano il rischio ambientale, il riscaldamento globale, il cambiamento climatico. Poi, una volta sdoganata la transizione ecologica, siamo stati travolti da uno tsunami lessicale che appare ai nostri occhi simile a un’antilingua di stampo naturalistico (abbiamo già citato Calvino in precedenti occasioni): siamo arrivati così alclimate change, all’upcycling, allo zero waste, per proseguire con l’eco-friendly, il plastic free, senza dimenticarci il net zero, il carbon negative e climate positive, e neppure l’ecosystem approach; tra le pieghe di neologismi fortemente influenzati dalla lingua inglese, oggi sta tornando a fare capolino anche l’italiano.
E allora avanti popolo, alla riscossa, con biodiversità, impatto ambientale, bioaccumulo, eutrofizzazione, fonti di energia rinnovabile, impatto antropico, e… il resto, mettetecelo voi, che a noi ci scappa da piangere.
Fermiamoci qui, meglio non addentrarsi troppo su terreni a noi poco confacenti: meglio virare sulla stretta attualità. Che, se stretta dev’essere… stretta sia! Anche perché non è la prima volta che in Italia si parla di Stretti (tant’è che pure noi, nel nostro piccolo, non più tardi di otto anni fa ci avevamo dedicato un pezzo ridanciano anzichenò). E la recente iniziativa del Consiglio dei ministri ha rilanciato l’idea, approvando l’apposito decreto sull’ennesimo progetto di Ponte sullo Stretto, che, sembra la volta buona, proverà ad unire quel tratto di mare che separa Villa San Giovanni da Messina, grazie a un’infrastruttura lunga tre chilometri e duecento metri.
“Dopo 50 anni di chiacchiere questo Consiglio dei ministri approva il Ponte che unisce la Sicilia al resto dell’Italia e all’Europa” ha rivendicato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Obiettivo dichiarato del governo è di arrivare a un nuovo progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024.
Va da sé che il mondo dei progettisti, degli ingegneri, dei geometri, degli architetti e dei pontieri si è subito allertato, mentre il Ministero delle Infrastrutture ha auspicato senza indugio un ventaglio di proposte degno del parterre de roi di tanto italico genio.
Lo stesso Matteo Salvini sta facendo di tutto per non farsi trovare impreparato e ha deciso di affidarsi al general contractor Super Mario Bros, un consorzio internazionale leader nel campo delle grandi opere. Il progetto già depositato è immaginifico e al contempo affascinante: si tratta di un collegamento a campate che avrà la forma della spada di Alberto da Giussano (Walt Disney non avrebbe saputo trovare di meglio), con la punta ovviamente rivolta verso l’alto: l’elsa dell’arma sarà posta a Reggio Calabria, a livello del mare, mentre la punta fissata con degli speciali tiranti in cielodùr (una lega – mai combinazione di metalli avrebbe potuto avere un nome più appropriato! – metallica innovativa, di produzione orobica) alla cima del Monte Soro, in provincia di Messina, a quota 1.300 metri. Prenderebbe il nome di “Pontida Calabro-Sicula”. Così da esportare un ideale pezzo di Padania anche in Terronia!
Per non essere da meno, a stretto (è il caso di dirlo) giro di posta, Danilo Toninelli, ex ministro Cinquestelle dei Trasporti, che a quel ministero è rimasto assai affezionato, forse perché nei suoi confronti prova ancora del… trasporto, ha avanzato una sua proposta. Non ancora del tutto convinto che il tunnel del Brennero non esista, Danilo, vero appassionato dei trafori sin dalla più tenera età, rilancia l’idea di scavare una lunga galleria a basso impatto ambientale – presumibilmente si opterà per una corsia a senso alternato – fra l’Aspromonte, in Calabria, e i Monti Peloritani, in Sicilia. Nome in codice: “Lu Strigghju” (in dialetto calabrese, “lo Snello”).
In campo di eccellenze, poteva mancare la proposta del progettista dei progettisti, il nostro Renzo nazionale? Che di cognome fa Piano, ma che col suo riconosciuto talento va davvero forte! Ebbene, intercettato dai soliti cronisti in servizio permanente effettivo in un bar della capitale, ha abbozzato al volo su un tovagliolo, di carta riciclabile, il suo Renzo… pardòn, il suo Piano: “Partiamo da un dato di fatto – ha dichiarato –: l’opera nasce in Calabria, ma finisce in Sicilia. E allora, perché non realizzare un Ponte appetibile, perciò a forma di cannolo? Come il dolce tipico dell’isola è realizzato da una cialda frutto di un impasto a base di farina, vino, zucchero e burro, successivamente stesa, arrotolata e fritta nello strutto o nell’olio, così il Ponte verrà realizzato con una cialda di calcestruzzo, acciaio, mattoni, ferro e asfalto, successivamente stesa, arrotolata e fusa in particolari altiforni, realizzati in loco, a temperature elevate, sfruttando la lava dell’Etna”. Suggestivo il nome del progetto: “Stretto Stretto, Piano Piano”.
E al Ponte sullo Stretto fa riferimento anche uno dei pizzini ritrovati in tasca a Matteo Messina Denaro. Pur trovandosi in evidente conflitto d’interesse (perché il Ponte arriva a Messina e perché per costruirlo servirà tanto Denaro), è invece interessante sottolineare come nel minuscolo foglio di carta l’ex latitante abbia tracciato uno schizzo dell’opera, sommario, ma non per questo poco chiaro: un Ponte a forma di lupara (e chi l’avrebbe detto che Matteo sarebbe stato così romanticamente aggrappato alle proprie radici?), dove le corsie delle auto sono rese invisibili da una copertura color fucile a canne mozze Il pizzo… ehm… volevamo dire… il pedaggio sarà equamente diviso tra le cosche calabresi e quelle siciliane. Chissà come si dirà par condicio nei due dialetti locali.
Un’ultima curiosità: su un secondo pizzino, con incerta grafia, il malvivente avrebbe scritto di suo pugno un proprio auspicio: “Di questo Ponte, alla sua inaugurazione, mi piacerebbe che vorrei essere invitato per farci da Padrino”.
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