Le indagini sulla morte di Alice Neri proseguono nel massimo riserbo, mentre il principale sospettato del delitto, Mohamed Gaaloul, resta in carcere a Modena. Il 29enne tunisino è l’indagato numero uno ma continua a dirsi innocente, sostenuto dall’avvocato difensore Roberto Ghini che sarebbe pronto a ricorrere in Cassazione contro il rigetto dell’istanza di scarcerazione deciso recentemente dal Riesame.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Reggio, gli inquirenti starebbero passando al setaccio anche i frammenti di chip elettronici del telefono della 32enne, trovata carbonizzata nel bagagliaio della sua auto data alle fiamme nelle campagne di Fossa di Concordia, il 18 novembre scorso. Secondo chi indaga, potrebbe essere stata uccisa nel contesto di un’aggressione dopo essersi opposta ad un approccio intimo, e non sarebbe escluso quindi il movente sessuale. Le analisi dei resti del cellulare, stando a quanto di apprende, sarebbero ancora in corso ma trapela che l’ultimo accesso WhatsApp sarebbe avvenuto alle 4:09 di quel giorno. Ad utilizzare il dispositivo della vittima potrebbe essere stato proprio l’assassino. E nel giallo si insinuano anche le ombre sul “terzo uomo”, un collega, finora mai indagato, che avrebbe scritto lettere d’amore alla donna e uno strano post sui social, poi rimosso, contenente un riferimento al fuoco nel giorno del ritrovamento del cadavere.
L’ultimo accesso WhatsApp sul telefono di Alice Neri e le analisi in corso
L’ultimo accesso WhatsApp sul telefono di Alice Neri sarebbe stato registrato alle 4:09 del 18 novembre scorso, giorno del ritrovamento del corpo della 32enne di Rami di Ravarino. E sarebbe proprio sul lasso di tempo di circa un’ora, tra le 4 e le 5 del mattino, che si starebbe concentrando una parte dell’attività investigativa a caccia di elementi che possano portare a delineare il quadro completo del delitto. Gli inquirenti pensano che Alice Neri possa essere stata uccisa proprio in quei momenti, dopo aver concluso la serata (circa 7 ore in un locale, lo Smart Cafè) con un collega ed essere stata avvicinata dal tunisino Mohamed Gaaloul.
Stando al mosaico di elementi finora raccolti, a rifiutare le ripetute telefonate del marito e del fratello di Alice Neri, avvenute a partire dalle 6 del 18 novembre scorso, sarebbe stato l’assassino. Lo scopo, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato quello di impedire che il cellulare della vittima venisse localizzato. Non si esclude che il telefonino di Alice Neri possa essere stato deliberatamente bruciato con l’obiettivo di cancellare ogni traccia utile a rintracciare il killer ed i suoi movimenti, ma le analisi dei chip, ancora in corso, potrebbero restituire altri tasselli alla storia compresa una cronologia degli ultimi spostamenti registrati sul navigatore dello stesso dispositivo.