Granarolo ha annunciato che nel corso del 2023 potrebbe dare lo stop alla produzione del latte fresco, sostituendolo con un nuovo prodotto pastorizzato con una data di scadenza a dieci giorni. “È il mercato che ha scelto”, ha affermato Gianpiero Calzolari, il presidente della cooperativa bolognese, al Corriere della Sera. La svolta, infatti, sarebbe stata determinata dal cambiamento delle abitudini dei consumatori, che soprattutto dopo la pandemia di Covid-19 hanno smesso di fare la spesa tutti i giorni e prediligono cibi a lunga conservazione.
È proprio per questi motivi che nei mesi scorsi molte confezioni sono rimaste negli scaffali, con gli sprechi nella distribuzione che sono diventati sempre maggiori. Un costo che l’impresa non intende più sostenere. La causa del crollo del prodotto è anche da ricercare nella legge italiana, che a differenza di quelle degli altri Paesi europei fissa a sei giorni il termine massimo per ottenere il marchio di “latte fresco”.
Granarolo, stop latte fresco: sarà solo pastorizzato. La legge
“Le norme sul latte fresco sono inadeguate, noi abbiamo chiesto senza successo di cambiarle. Ma il mercato è più intelligente e si è adeguato da solo”, ha sottolineato Gianpiero Calzolari, il numero uno di Granarolo, dopo avere annunciato lo stop alla produzione di latte fresco. “Il consumatore sceglie sempre di più cibi con una durata più lunga, perché non fa più la spesa con la stessa frequenza di prima. E poi c’è un tema di sostenibilità, buttare un litro di latte è un crimine”.
Il prodotto alternativo, pastorizzato a dieci giorni, è già pronto. Gli assaggiatori non hanno evidenziato differenze nel sapore e i negozi sono soddisfatti delle vendite. “I risultati sono molto positivi, abbiamo già una riduzione dei resi. Anche le catene della grande distribuzione hanno gli stessi riscontri, anche loro chiedono più latte a dieci giorni. La nuova confezione ha un migliore impatto ambientale, il tappo riduce la plastica del 35% e non si stacca dalla bottiglia come prevede l’Unione europea”.