ELIA MINARI, IL GIURISTA SOTTOSCORTA INCONTRA I CARCERATI
In occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie – istituite dall’associazione “Libera” di Don Ciotti – sulla stampa vaticana viene riportata l’importante testimonianza resa da Elia Minari, giovane giurista impegnato da anni nella lotta alla corruzione delle mafie nel Nord Italia, in un incontro con 60 carcerati della casa circondariale di Modena. «Ho cercato di far capire a queste persone che la legalità conviene a tutti, è delinquere che non conviene», così Minari ha spiegato a “Vatican News” della chiacchierata con i detenuti su un tema così sensibile come quello della legalità.
Elia Minari è noto principalmente per aver condotto fin dal 2009 ancora giovanissimo diverse ricerche e inchieste sulla mafia utilizzate poi come prove nei processi contro la ‘Ndrangheta in Emilia Romagna (su tutte, lo scioglimento del Comune di Brescello per mafia). 5 inchieste nate dai suoi lavori hanno portato ad altrettanti processi, con il più famoso appunto “Aemilia” che ha portato allo scioglimento del Comune di Brescello. Il giurista trentenne era presente nella casa circondariale per la presentazione della mostra “Artisti dietro le sbarre. Una fuga per la legalità” dove i detenuti hanno presentato le proprie opere tra cui una omonima al libro-inchiesta di Minari pubblicato nel 2017, “Guardare la mafia negli occhi”.
“LA LEGALITÀ CONVIENE SEMPRE”: COSA HA DETTO IL GIURISTA ELIA MINARI
Senza retorica e contro ogni tipo di moralismo, il tema della legalità è stato presentato da Elia Minari come una convenienza diretta per la propria vita personale, per la propria quotidianità intima e pubblica. «Ho cercato di spiegare i danni che le mafie, al nord come al sud, arrecano all’economia italiana, ai lavoratori che vengono sfruttati e all’ambiente che viene sporcato. Ognuno di noi può fare qualcosa: migliorando se stessi, mettendosi in discussione si migliora la società; il mio modo per farlo è iniziato con queste inchieste nel 2009 e anche se è stata dura scoprire certe cose, è anche stato utile»: così Elia Minari ha raccontato alla stampa vaticana di quanto emerso nel lungo colloquio con i carcerati di Modena.
Sul fronte della giustizia Minari “sfida” i detenuti davanti a lui sottolineando come la vastità della portata è ben più ampia di quanto si possa immaginare: «Spesso loro vedono il sistema giudiziario da una parte sola, quella che li ha condannati, invece il concetto è naturalmente molto più alto e meritevole di essere approfondito – continua il giurista su “Vatican News” – ad esempio va considerato il tema dell’investimento su se stessi, in formazione e lavoro, che i detenuti possono fare già all’interno del carcere e che ci fa tornare alla questione del migliorarsi, ma anche dell’immaginare un mondo oltre le sbarre, un mondo possibile e anche, perché no, più giusto, da costruire e in cui vivere in futuro». Da ultimo, Elia Minari ha raccontato cosa significa per lui la scorta ottenuta dallo scorso ottobre per le minacce delle organizzazioni criminali dopo le sue inchieste: disposta questa misura in seguito a un’intercettazione in carcere, spiega Minari, «per questo l’incontro con i detenuti è stato ancora più commovente e la mia testimonianza in questo contesto l’ho sentita come un dovere, urgente, per far capire che comunque il mio lavoro prosegue».