La proteina Spike, dopo le somministrazioni di vaccini anti-Covid con tecnologia mRna, permarrebbe nei tessuti. A sostenerlo è un preprint pubblicato da Panagis Polykretis, ricercatore del Cnr nel campo delle malattie neurodegenerative causate dall’aggregazione proteica; Alberto Donzelli, della Commissione medico scientifica indipendente (CmSi); l’oncologo giapponese Masanori Fukushima; il biologo molecolare e tossicologo statunitense Janci Chunn Lindsa.
Come riporta il documento, menzionato in Italia dal quotidiano “La Verità”, in edicola oggi, martedì 21 marzo 2023, “solide prove immuno-istopatologiche dimostrano che i vaccini genetici Covid-19 si possono diffondere in tessuti non polmonari, inducendo reazioni autoimmuni. Sono inclusi cuore e sistema nervoso centrale, che possono essere indotti a produrre la proteina Spike generando così una forte risposta infiammatoria a base autoimmunitaria”.
“PROTEINA SPIKE NEI TESSUTI DOPO IL VACCINO COVID”: STUDIO
In particolare, scrive “La Verità”, campioni di sangue di bambini e giovani adulti, che hanno sviluppato miocardite post vaccinazione mRna, “hanno rivelato la presenza della Spike che circolava liberamente. In esosomi, vescicole extracellulari che trasferiscono da una cellula all’altra materiale genetico, è stata trovata la Spike 14 giorni dopo la vaccinazione e, in seguito al richiamo, fino a quattro mesi. Nei linfonodi può rimanere fino a otto settimane ed è stata trovata anche nel latte materno. Questo potrebbe consentirle di raggiungere anche tessuti distanti”.
Gli studiosi, dal canto loro, hanno tenuto a precisare che “dal momento che il corpo umano non è un sistema strettamente compartimentalizzato, esiste motivo di seria preoccupazione per ogni vaccino genetico, attuale o futuro, che induca le cellule umane a sintetizzare proteine riconosciute dall’organismo come estranee. Nei casi in cui le cellule dei tessuti hanno scarsa capacità rigenerativa, la reazione immunitaria può portare alla perdita di cellule, che può a sua volta determinare un danno irreversibile con prognosi potenzialmente fatale”. Ne consegue che la campagna vaccinale contro il Covid-19, alla luce di questa novità sulla proteina Spike, dovrebbe essere “interrotta fino a quando non saranno eseguiti accurati studi farmacocinetici, farmacodinamici e genotossici”.