Il Reddito di Cittadinanza non solo si è rivelato un flop ma sembra anche portare con sé effetti indiretti. Tra questi contempliamo il Servizio Civile Universale che, tra le ragioni che hanno condotto alle minori adesioni, porta con sé proprio la paura di perdere la misura di sostegno ora trasformata in Misura di Inclusione Attiva (MIA). Molti giovani sono infatti percettori di Rdc, e temono che accettare un incarico di volontariato rientrante nel servizio civile possa essere incompatibile. Niente di più sbagliato, eppure regna la diffidenza al riguardo.
Il settore del Servizio Civile Universale però non è in crisi solo per la citata motivazione. Alla base ci sarebbe anche un discorso economico. Chi svolge questa attività si ritrova a percepire a titolo di rimborso spese mensile 440 euro, e la cifra non è mai stata cambiata dal 2002 ad oggi, nemmeno nel tentativo di adeguarla al caro spese dell’ultimo anno.
Crisi del Servizio Civile Universale anche all’estero…
I numeri riportati da Panorama parlano di un settore che si è visto diminuire le adesioni già dal 2022, con un meno 11% rispetto al 2021 con 112 mila richieste. Quest’anno i dati mostrano un ulteriore ribasso: le quote sono passate a 105 mila domande per quanto riguarda i progetti in Italia e 3.500 per quelli all’estero. E ciò a fronte di un incremento dei posti messi a bando. Qualcosa dunque evidentemente non funziona o ha fatto perdere interesse ai giovani.
E all’estero la situazione non cambia. Il servizio civile è meno sentito rispetto agli anni passati. A confermarlo è Pierpaolo Bravin, responsabile del Servizio Civile per la Fondazione Avsi, una delle più importanti Ong attiva in circa 40 Paesi nel Mondo: il trend sta calando, mostrando una diminuzione di adesioni del 19%, nonostante l’esperienza altamente formativa e le competenze professionali che arricchiscono ogni anno i giovani partecipanti. La speranza è quella di un rilancio del settore, nella cui direzione avrebbe già intenzione di muoversi il Ministro per i Giovani Andrea Abodi.