La mancanza d’acqua frena anche l’economia. Non soltanto l’agricoltura, primo settore a risentire della carenza di precipitazioni, ma anche la produzione di energia, e per questo, di conseguenza, tutte le lavorazioni industriali, che non possono fare a meno dell’energia.
“Oltre che ambientali la siccità ha sicuramente anche delle ricadute economiche” osserva Luigi Dalla Pozza, vicepresidente della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. Per non parlare delle conseguenze che potranno esserci in relazione alle nostre abitudini quotidiane e al costo stesso dell’acqua, destinato a lievitare.
Quali sono i settori economici che più risentono della siccità?
La mancanza d’acqua comporta naturalmente un problema importante soprattutto per il mantenimento della nostra agricoltura. E questo è il primo aspetto. Il secondo è che ci troveremo costretti a importare beni alimentari dall’estero, con conseguenze anche dal punto di vista dei trasporti per la movimentazione della verdura che deve arrivare da fuori confine. Una situazione che penalizza le nostre risorse, il made in Italy. Pensiamo al riso, che è uno dei prodotti tipici del nostro territorio, anche se non è autoctono: le nostre risaie risentiranno della siccità, hanno già perso il 30-40% della produzione. Questo riso dovremo importarlo dall’estero. L’emergenza comunque è soprattutto legata all’agricoltura e agli allevamenti.
La mancanza d’acqua significa emergenza anche per quanto riguarda la produzione di energia?
Assolutamente sì, perché anche le centrali idroelettriche hanno dovuto sospendere le loro attività per non togliere l’acqua: le centrali convogliano l’acqua, la recuperano. In questo frangente vengono fermate. Andremo anche lì in sofferenza, infatti stiamo andando a diminuire la produzione di energia dalle rinnovabili in maniera sostanziale. Dovremmo essere già al 10% in meno di produzione di energia idroelettrica.
Non è un problema da poco visto che già dobbiamo fare attenzione agli approvvigionamenti e ai costi di gas e petrolio.
È proprio la normativa a prevedere la sospensione di produzione energetica qualora ci sia una carenza idrica. Tutte le centrali o vanno a scartamento ridotto o addirittura viene interrotta l’attività.
Questo significa che c’è meno energia disponibile per tutte le aziende impegnate nel loro ciclo produttivo?
Sì, certo. Noi continuiamo a puntare sulle rinnovabili e questa è una tra le migliori. Adesso che viene meno questa produzione le imprese soffriranno di questa carenza.
Tutto ciò significa anche una riduzione dei consumi?
Avremo delle ricadute dal punto di vista dei consumi dell’energia per le imprese: già si sta prevedendo una diminuzione. Con il fotovoltaico è già diminuita: i cambiamenti climatici hanno comportato anche questo. C’è meno sole, ed è abbastanza offuscato in questo periodo. L’idroelettrico è una parte, ma abbiamo anche ripercussioni sul resto, anche con l’eolico. È colpa dei cambiamenti climatici, la siccità deriva dallo stesso problema.
Quali sono le alternative che possono essere prese in considerazione?
Non dobbiamo essere ideologici nel sospendere completamente tutto ciò che è fossile. Bisogna creare un tavolo per la transizione ecologica che preveda queste difficoltà. Sfruttare la natura va bene, ma se la natura non ci viene incontro occorre trovare soluzioni equilibrate e ragionevoli.
Ci sono anche lavorazioni industriali che comportano l’uso dell’acqua.
Il ciclo dell’acqua è onerosissimo, se prendiamo l’acqua potabile: il costo primario della depurazione è energetico, le acque devono essere trattate, pompate e quindi i costi dovranno sicuramente lievitare. Se avremo meno energia si avranno difficoltà anche nell’approvvigionamento dell’acqua. Parlare di ricadute economiche vuole dire anche che oggi l’acqua costa 1,50 euro al metro cubo, se andiamo avanti di questo passo comincerà a costare 4-5 euro al metro cubo. Bisognerà cominciare a dotarsi di impianti di desalinizzazione, con un impatto ambientale ed energetico importante. E comunque anche quegli impianti vanno ad energia. Se tanto mi dà tanto corriamo il rischio di avere speculazioni come abbiamo avuto sul gas quando è venuto meno.
La scarsità penalizzerebbe diversi settori.
Nell’alimentare basti pensare alle industrie casearie, o comparti dove l’igiene è al primo posto, come la produzione delle confetture. Ma ci sono anche le tessiture e altri impianti industriali che utilizzano molta acqua. Anche se in questi casi viene rigenerata all’interno degli stessi processi produttivi. Non dimentichiamo comunque che una parte evapora, abbiamo una densità in atmosfera di umidità molto importante. Ora si sta cercando di condensare l’acqua dall’atmosfera e trasformarla in liquido. Anche qui con costi importanti.
Le ricadute sulla vita quotidiana saranno diverse.
Quando parlo ai convegni o davanti a un pubblico cito un esempio: “Se dovete proprio lavare la macchina fatelo all’autolavaggio perché quantomeno l’acqua viene rigenerata, pulita e viene riutilizzata”. Abbiamo sprecato e continuiamo a sprecare. L’acqua costa poco e la diamo per scontata.
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