IL MONITO DEL FILOSOFO LEVY SULLA GUERRA IN UCRAINA: “PER LA PACE DOBBIAMO DARE PIÙ ARMI”
«L’unico modo per arrivare alla pace e per mettere fine rapidamente alla guerra, è mandare ancora più armi all’Ucraina»: lo dice al “Messaggero” il filosofo francese Bernard-Henry Levy, domenica a Roma per presentare il nuovo libro “Dunque, la guerra!” In cui racconta il suo ultimo anno passato in terra ucraina osservando la resistenza del popolo contro la barbarie dell’invasione russa. «Putin e Zelensky sono due diverse incarnazioni dell’Europa», dice ancora il pensatore della sinistra chic francese. Da un lato il Presidente del Cremlino è la faccia barbarica del nostro continente, «una via di mezzo tra Hitler e Stalin», di contro il leader ucraino invece «è il meglio della memoria, incarna l’illuminismo europeo. È un cavaliere moderno».
L’Europa si trova dunque ad un bivio con le prossime azioni di sostegno a Kiev: scegliere Putin o Zelensky, ancora una volta. Già nel 2014 dopo la rivoluzione di Piazza Maidan, spiega Bernard-Henry Levy, in Ucraina «dimostravano per i valori europei: libertà di stampa, trasparenza del governo, lotta alla corruzione, stato di diritto e società aperta». Secondo il filosofo francese l’asse rinnovato e rinsaldato tra Xi Jinping e Putin è una pessima notizia per tutti, in quanto «quando i dittatori si allena, è sempre l’annuncio di un possibile disastro». Scommettere contro la resistenza ucraina è sempre più azione ostica per Levy, in quanto la grande sorpresa di questo anno passato è proprio «la loro capacità di resistere, è un miracolo e grandezza di quel popolo».
BERNARD-HENRY LEVY: “PUTIN SARÀ PROCESSATO ALLA CPI”
Parole al “miele” vengono rilasciate per Biden – almeno da quando ha cambiato posizione e ha iniziato a riempire di armi Kiev arrivando alla visita storica di inizio marzo – ma soprattutto per l’Europa, rivelatasi ancora molto meno debole di quanto si potesse pensare: secondo Bernard-Henry Levy, ancora nell’intervista al “Messaggero”, «Se paragoniamo cosa stiamo facendo oggi con quello che non abbiamo fatto trent’anni fa in Bosnia, dobbiamo pensare che c’è stato un progresso reale». Francia, Italia e gli altri Paesi si sono subito mossi per aiutare l’Ucraina, anche se avrebbero dovuto fare di più e possono ancora farlo.
In una richiesta di “previsione” su cosa succederà nei prossimi mesi (si spera) o anni, Bernard-Henry Levy si sbilancia: «L’Ucraina vincerà […] sarà un Paese distrutto, una popolazione traumatizzata, ma una orgogliosa e forte nazione europea. E avremo il dovere, noi europei, di ricostruirla. La Russia avrà l’obbligo legale di risarcirla e a quel punto l’Ucraina sarà uno dei centri di gravità dell’Europa del domani». Per quanto riguarda invece l’inquilino del Cremlino, Vladimir Putin, la recente imputazione per crimini contro l’umanità presso la Corte Penale Internazionale potrebbe chiudere per sempre la sua parabola nella storia della geopolitica internazionale: «I russi hanno supportato Putin e continuano a supportarlo. Ma questo non è per sempre, specialmente nelle dittature: nella storia, molti dittatori sono stati disarcionati dal loro stesso popolo in rivolta. Succederà anche a Putin. Il suo destino si chiama CPI, Corte penale internazionale, si confronterà coi propri crimini e pagherà per tutti quelli che ha commesso». Secondo il filosofo francese, il Presidente russo ha rotto per sempre tutti i ponti con la civilizzazione: «è impossibile e impensabile rivederlo un giorno a Berlino, a Parigi o a Roma»