Dybala sarebbe pronto a fare causa alla Juventus per via del mancato rinnovo del contratto con la Vecchia Signora. Secondo quanto si legge sul Corriere della Sera nella sua edizione online, il prolungamento dell’accordo fra il campione del mondo argentino e i bianconeri era praticamente fatto e «la firma solo una formalità», sottolinea Luca Ferrari, il legale della Joya, ascoltato il 28 febbraio scorso dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal pm Mario Bendoni, nell’ambito dell’inchiesta sui conti della Juventus.
L’accordo prevedeva circa 50 milioni di euro, per l’esattezza 49 milioni e 497 mila euro, così come evince da un’email acquista agli atti e che era «Pari alla differenza tra la retribuzione fissa prevista in base al rinnovo (euro 69.652.000 lordi complessivi) e quella prevista nel contratto di prestazione sportiva (triennale, ndr) appena concluso con la Roma (euro 20.155.000 lordi complessivi)». Proprio per queste ragioni l’avvocato conferma l’intenzione di agire per vie legali nei confronti del club torinese, nel caso in cui non avvenisse il mancato pagamento di circa 3 milioni di euro di stipendi arretrati, così come previsto entro il prossimo aprile. «Richieste per iscritto significa atto di citazione», è quanto sostiene ai pm il legale di Dybala.
DYBALA PRONTO A FARE CAUSA ALLA JUVENTUS? “NON E’ STATO LUI A CHIEDERE IL RISARCIMENTO…”
«Effettivamente, non è stato Paulo in prima battuta a richiedere il risarcimento — ha comunque fatto sapere il legale — quanto il suo entourage. Ma io ero d’accordo, anche la mamma era molto arrabbiata. Da mesi non parlo con Paulo, parlo quasi sempre con Jorge (Antun suo procuratore, ndr). Credo che tenterò le due strade, agire sia sulla base del mancato rinnovo che sulla base delle scritture di protezione sottoscritte con la seconda manovra».
L’accordo fra Dybala e la Juventus era stato raggiunto nell’autunno del 2021 poi a gennaio 2022 «c’è il cambio di rotta da parte della Juve: che decide di puntare su Vlahovic. E le due operazioni, secondo me, erano alternative e incompatibili». L’avvocato aggiunge: «Io dovevo avere un paracadute, un piano B: queste scritture dimostrano che se il giocatore viene trasferito prima che si realizzino le condizioni per il pagamento dei premi a fini di integrazione, gli sarebbe stato riconosciuto comunque a titolo di incentivo all’esodo l’importo del dovuto. Addirittura ho previsto che, se fosse morto, l’integrazione sarebbe andata agli eredi».