La Gran Bretagna è meno preparata all’avvento di una pandemia rispetto a tre anni fa, quando si è diffuso il Covid. Il motivo? Il Vaccines Manufacturing and Innovation Centre nell’Oxfordshire è stato venduto. Si è trattato di un impianto chiave per la produzione di vaccini, creato per rispondere all’avvento della pandemia. Come ha commentato al Times Adrian Hill, direttore del Jenner Institute, “Non è che non abbiamo imparato la lezione – siamo consapevoli delle lezioni. Solo che non abbiamo intrapreso le azioni richieste da tali lezioni”.
Il centro nell’Oxfordshire era costato 200 milioni di sterline, finanziate dai contribuenti, ed era nato come società senza scopo di lucro già nel 2014, durante l’epidemia di ebola. Il suo scopo era supportare la produzione di vaccini durante le pandemia e l’introduzione di tecnologie differenti, costituendo quindi un impianto produttivo flessibile, che ora lascia scoperta la Gran Bretagna per il futuro. Il Vaccines Manufacturing and Innovation Centre è infatti stato venduto alla statunitense Catalent. Secondo un portavoce del governo, citato dal Times, questa espansione “rafforzerà ulteriormente la nostra industria bioterapeutica”. Di tutt’altro avviso professor Robin Shattock, dell’Imperial College di Londra nonché ex presidente del presidente del consiglio di amministrazione del centro VMIC, il quale individua nei costi la possibile causa della decisione di vendere l’impianto.
Gran Bretagna vende impianto di produzione vaccini: “non è priorità per questo governo”
Per il professor Shattock, sentito dal Times, il centro “sarebbe costato probabilmente 5 milioni di sterline all’anno – una cifra piuttosto piccola in termini di difesa contro le malattie infettive piuttosto che di difesa militare”. La vendita del Vaccines Manufacturing and Innovation Centre nell’Oxfordshire ha suscitato numerose perplessità e anche un’ondata di preoccupazione per come la Gran Bretagna intende affrontare l’avvento di possibili, future epidemie e la conseguente necessità di vaccini. Per il professor Sandy Douglas, dell’Istituto Jenner, il governo dovrebbe intervenire quando “c’è il 10 per cento di possibilità che ci sia un problema per il Regno Unito, invece di aspettare fino al 99% di possibilità”.
L’esecutivo del Paese ha invece annunciato una partnership con Moderna, affidandosi ai suoi vaccini a mRna. Per Douglas, la Gran Bretagna dovrà invece puntare su ben altre tecnologie. Kate Bingham, ex capo della Vaccines Task Force, afferma al Times che “la vendita del VMIC è stata una perdita definitiva” mentre il professor Douglas sottolinea amaramente che dal 2020 a oggi “in modo del tutto prevedibile, siamo tornati nella posizione in cui una pandemia è qualcosa che probabilmente non si verificherà in questa legislatura e quindi è fuori dalla lista delle priorità” dell’esecutivo.