Deutsche Bank ieri ha avuto il peggior calo da marzo 2020 quando il comparto bancario europeo subiva l’emergere della pandemia. La banca tedesca da anni torna ciclicamente tra le preoccupazioni degli investitori; dopo la crisi che ha coinvolto Silicon Valley Bank e poi l’acquisizione in emergenza di Credit Suisse da parte di UBS era probabilmente inevitabile che gli investitori riscoprissero Deutsche Bank.
Negli ultimi giorni i mercati sono stati sull’ottovolante e si è visto di tutto: ribassi e rialzi. Si fa strada l’ipotesi che le crisi finanziarie che si sono viste nelle ultime settimane e il rialzo dei tassi determinino alla fine quella recessione che ci si attendeva questo autunno e che finora nell’economia reale non è arrivata se non in alcuni settori specifici. A soffrire finora sono i settori più esposti al rialzo dei tassi. Silicon Valley bank con la sua esposizione ai venture capital e alle start-up che non generano cassa è un esempio lampante. Le Banche centrali, a partire dalla crisi dei fondi pensioni inglesi dell’autunno 2022, sono intervenute con immissioni di liquidità straordinarie. In questi giorni gli interventi si stanno ripetendo. Sullo sfondo le condizioni economiche rimangono buone e migliori di quello che ci si attendeva. In altre parole l’appuntamento con la crisi potrebbe essere invece rinviato.
Ieri il Presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha presentato nel corso di un evento alcune slide particolarmente interessanti. Riguardo la crescita del Pil americano Bullard ha sostenuto che i dati che arrivano sull’economia nel primo trimestre dell’anno sono più forti delle attese. In particolare, la Fed di Atlanta stima una crescita nel primo trimestre del 3,2%. Anche i consumi reali sono migliori delle attese. Il mercato del lavoro rimane positivo; il numero di offerte di lavoro per ogni disoccupato rimane alto. Bullard evidenzia che in una prospettiva “storica” a partire dagli anni ’80 “la situazione del mercato del lavoro è senza precedenti con la domanda (di lavoro da parte delle imprese) che eccede significativamente l’offerta (da parte delle famiglie)”. Bullard, infine, nota che un mercato del lavoro forte è positivo per i consumi.
Fatte le dovute proporzioni lo scenario descritto da Bullard è in qualche modo applicabile anche all’Unione europea e all’Italia. Il numero di fattori che spinge l’economia americana in questo momento è talmente ampio da permettere di affrontare i primi segnali di stress. Se le Banche centrali in queste settimane concordassero, come pare, misure straordinarie di immissioni di liquidità l’appuntamento con la crisi sarebbe rimandato.
Guardando oltre si comprende il nervosismo dei mercati perché se la crescita si fermasse ci si troverebbe in un contesto di alti tassi di interesse e alta inflazione che farebbe precipitare tutto velocemente. L’eccesso di risparmio che ha alimentato i consumi può reggere fino a un certo punto; lo stesso si può dire delle politiche fiscali espansive dei Governi. Si intravede una combinazione di eventi che, sommati al livello di tassi raggiunto, può determinare un repentino peggioramento. È possibile però che esattamente come successo lo scorso autunno l’appuntamento con il rallentamento economico sia meno imminente di quanto si pensi in questi giorni.
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