La Cina non ha fatto abbastanza per fermare il commercio di animali selvatici, che potrebbe essere alla base della pandemia Covid. Anzi, secondo quanto riportato dall’Economist, l’ipotesi che il virus Sars-CoV-2 sia “fuggito” dall’Istituto di virologia di Wuhan e si sia poi diffuso nel mondo ha addirittura favorito i commercianti di animali esotici, visto che la questione è passata in secondo piano. «Intravedono la possibilità di evitare di essere considerati responsabili di una pandemia che ha ucciso milioni di persone». Una cosa è certa secondo il settimanale britannico: le prove a favore di entrambe le teorie, l’origine Covid per zoonosi e l’ipotesi della “fuga” dal laboratorio, «lasciano al governo cinese molte responsabilità».
L’attacco dell’Economist arriva in seguito alla svolta del 20 marzo scorso, quando un gruppo di scienziati ha pubblicato online un documento che dimostra, sulla base di prove genetiche, che al mercato del pesce di Wuhan erano presenti animali selvatici e che clienti e commercianti sono tra le prime persone ad essersi ammalate in Cina. Eppure, per molto tempo il governo cinese ha negato l’esistenza di tali mercati di fauna selvatica. Solo nel 2021 scienziati cinesi hanno riferito di aver visto animali in vendita. L’ultima ricerca si basa su dati raccolti all’inizio del 2020, quando i Centri cinesi per il controllo delle malattie hanno effettuato dei tamponi sugli animali presenti nel mercato dopo la sua chiusura. In particolare, la ricerca ha rilevato che tra gli animali tenuti lì c’erano anche i cani procione, che avrebbero potuto trasmettere il virus all’uomo.
“INARRESTABILE” COMMERCIO DI ANIMALI SELVATICI IN CINA
L’ultimo studio rilancia la teoria che gli animali trasportati al mercato da fuori città possano aver scatenato la pandemia Covid. Per la Cina, questa linea di pensiero è probabilmente preferibile alla teoria opposta, spiega l’Economist, ma l’origine del mercato difficilmente scagionerebbe il Partito Comunista. I mercati come quello di Wuhan erano stati fortemente ridimensionati all’indomani dell’epidemia di SARS del 2003, legata proprio a questo tipo di commercio di animali selvatici. Già allora gli scienziati avevano avvertito riguardo la necessità di tenere gli esseri umani lontani dagli animali selvatici. Il settimanale ricorda la cosiddetta operazione “spada verde”, con la quale furono sequestrati 30mila animali selvatici dai mercati e ristoranti del Guangdong, la provincia meridionale che era stata al centro di quel disastro. Poi ne furono trovati circa 900mila in seguito ad un’altra campagna nazionale. Ma commercianti e aziende che traevano vantaggio dal mercato di animali selvatici hanno resistito con forza alle limitazioni. Infatti, nel giro di pochi mesi le restrizioni sono state allentate e gli affari sono ripresi. Ben 13 anni fa Zhong Nanshan, un medico diventato un eroe durante la crisi della SARS, aveva avvertito durante una sessione del parlamento cinese che la rinascita del commercio di animali selvatici stava aumentando il rischio di un nuovo disastro.