Il caso di Liliana Resinovich, oltre un anno dopo l’inizio, è ancora un rompicapo. Nonostante l’intervenuta richiesta di archiviazione da parte della Procura di Trieste, che sostiene la tesi del suicidio della donna, la famiglia continua a rigettare questo scenario e avanza il sospetto che sia stata uccisa. Per questo, il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, tramite i suoi consulenti ha depositato opposizione per sollecitare la prosecuzione delle indagini. Stessa linea tenuta dal marito della vittima, Sebastiano Visintin, scettico davanti all’ipotesi che si sia tolta la vita.
Attraverso le colonne del settimanale Giallo, si scopre l’esistenza di una testimonianza, finora mai emersa pubblicamente, che richiama nuovamente la figura di un uomo con la barba dopo quanto raccontato da una donna che, insieme al compagno, poche ore prima del ritrovamento del corpo disse di aver avvistato un soggetto con la torcia accesa in mano aggirarsi inspiegabilmente nelle aree prossime alla scena in cui poi sarebbe avvenuta la scoperta del cadavere. Il teatro è lo stesso: il parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, nel capoluogo friulano, ma cambia l’identità della persona che avrebbe fatto lo strano incontro. A parlare in un altro racconto, fornito all’epoca agli inquirenti, secondo la rivista diretta da Andrea Biavardi sarebbe stata un’infermiera che lavorerebbe in una casa di riposo all’interno del complesso.
Liliana Resinovich, testimone rivela: “Vidi un uomo con un sacco in spalla proprio…”
La testimonianza inedita di cui parla il settimanale Giallo sarebbe stata resa dall’infermiera agli investigatori diverso tempo fa e riguarderebbe l’avvistamento di un uomo nell’area dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste proprio poche ore prima del ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich. “Aveva la barba che copriva gran parte della guancia, era abbastanza folta, ma disordinata, sembrava un po’ bagnata sul davanti. Era una barba brizzolata, con più peli bianchi, ma non totalmente bianca“. La data descritta dalla testimone sarebbe quella del 4 gennaio 2022, il giorno precedente al rinvenimento del corpo.
Il racconto dell’infermiera conterrebbe un elemento particolare: secondo la donna, la persona avvistata quel giorno “portava sulla schiena qualcosa di grandi dimensioni“. Non un semplice zaino, ma “qualcosa di più grande“. La testimone avrebbe riferito di aver pensato che si trattasse di “un sacco di nylon” dalla forma non meglio definita. Sempre secondo l’infermiera, l’uomo che avrebbe visto portare un sacco in spalla indossava pantaloni che le sarebbero sembrati “bagnati dalle ginocchia in giù“. Sulla versione della testimone, raccolta dagli inquirenti, non sarebbe stato possibile effettuare verifiche ulteriori per assenza di telecamere nella zona in questione.
La seconda e la terza testimonianza nel giallo di Liliana Resinovich
Nel giallo di Liliana Resinovich, però, la predetta testimonianza non è un fatto isolato. All’attenzione degli investigatori, infatti, secondo il settimanale Giallo sarebbero arrivate altre due testimonianze di altrettante donne che, per motivi di lavoro, frequentano l’area dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Oltre all’infermiera che avrebbe raccontato dell’avvistamento di un soggetto con un sacco in spalla, un’altra avrebbe riferito di un episodio che le sarebbe apparso immediatamente singolare che risalirebbe alla sera del 3 gennaio 2022, due giorni prima del ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich. Tra le 20:30 e le 21 di quel giorno, la donna (anche lei infermiera) avrebbe notato qualcosa di inedito in un parcheggio nei pressi di via Weiss, la strada che conduce alla zona del rinvenimento del corpo. La testimone avrebbe parlato della presenza di un’auto, ferma e a fari spenti ma con la luce dell’abitacolo accesa, al cui interno avrebbe visto un uomo. Un episodio da lei ritenuto singolare perché, nell’anno e mezzo precedente, non avrebbe mai visto nessuno in quella zona a quell’ora.
L’infermiera in questione, riporta ancora Giallo, avrebbe consegnato agli inquirenti la scheda di memoria con i video registrati da una microtelecamera della sua auto, ma non sarebbe stato possibile estrarre alcun dato utile ai fini investigativi. E nel mistero c’è anche una terza testimonianza – la prima ad essere stata resa nota – che riguarda quanto una coppia dichiara di aver visto nell’area dell’ex ospedale psichiatrico poche ore prima del ritrovamento del cadavere, proprio il 5 gennaio 2022: “Erano circa le 6:50, il mio compagno ha rallentato perché subito dopo c’è una curva molto stretta. Prima di fare la curva, ho notato una figura che aveva in mano una torcia elettrica accesa, la cui luce puntava verso il basso. La zona è abbastanza buia, ma ho visto che si trattava sicuramente di un uomo, mi è sembrato anziano, che vestiva tutto di scuro, sia pantaloni che giacca, portava un berretto scuro con una visiera corta, non come quella dei berretti da baseball, e non era di lana né sportivo. L’uomo era di altezza media e di corporatura normale. Sul suo viso ho notato che aveva la barba bianca. Ricordo di aver detto al mio compagno ‘Cosa ci fa un qui un uomo anziano col buio, praticamente di notte?’“.