CAOS MIGRANTI, LE CRITICHE DI FRANCO GABRIELLI: “INUTILE COLPIRE GLI SCAFISTI”
«Ultimamente c’è stato un irrigidimento dell’approccio securitario sull’immigrazione, anche con il decreto sulle ong, mentre secondo me questo criterio non aiuta»: fin dai tempi di Matteo Salvini al Viminale, Franco Gabrielli non hai mai manifestato una piena “comunanza” di idee e strategie con l’allora Ministro dell’Interno, oggi vicepremier e titolare dei Trasporti (ma a capo della Guardia Costiera). Ebbene, queste dichiarazioni dell’ex Capo della Polizia (ed ex sottosegretario con delega ai Servizi segreti nel governo Draghi) puntano il dito sì sulla strategia generale portata dal Governo Meloni sul fenomeno complesso e problematico dell’immigrazione, ma rilevano comunque una problematica che non può essere risolta con l’opposto “solo accoglienza”.
Le tragedie in mare come a Cutro, lo scontro tra Guardia Costiera e Ong e un’emergenza ben più ampia della sola Italia (visto la “bomba a orologeria” pronta a esplodere in Tunisia con l’Italia che giustamente pressa l’UE per intervenire): per Gabrielli occorre cambiare approccio, ma – qui forse il punto di discontinuità rispetto al passato – non è con il buonismo che si mitiga una “linea dura”. Ne è convinto Franco Gabrielli, intervistato dal direttore della Stampa Massimo Giannini durante la manifestazione culturale “Biennale Democrazia” domenica a Torino. «Inutile prendersela con gli scafisti, che sono gli sfigati della filiera, mentre i veri criminali sono i trafficanti che fanno commercio di esseri umani», rileva l’ex Capo della Polizia.
GABRIELLI: “NON MI SAREI ESPRESSO COME PIANTEDOSI SU CUTRO, MA BASTA BUONISMO”
La critica al Decreto Piantedosi siglato dopo la strage di migranti a Cutro riguarda proprio la mancata distinzione tra “scafisti” e “trafficanti”: per Gabrielli i primi sono solo l’ultima parte della “filiera” criminale che sta in campo al traffico di esseri umani. Secondo l’ex sottosegretario il problema del Governo Meloni è simile a quelli riscontrati anche dai passati esecutivi: «le misure sono sempre provvedimenti spot e qualsiasi sia il giudizio sui singoli provvedimenti è difficile che producano gli effetti sperati». Se la finalità è quello di frenare l’immigrazione, ribadisce Gabrielli al direttore de “La Stampa”, «non ci vuole una palla di vetro per capire che al di là del mare ci sia un continente disperato. […] In Africa vivono 1,2 miliardi di persone, che secondo l’Onu arriveranno a 2 nel 2050. E noi per loro siamo i ricchi e l’unica speranza: un continente che non aspetta e non ha i nostri tempi».
Non è possibile accogliere tutti e tutto in maniera indiscriminata, sottolinea Franco Gabrielli distanziandosi dalla lettura opposta a quella del Governo Meloni: «Creerebbe ulteriori tensioni in Europa. I fenomeni vanno governati con un percorso che implichi il coinvolgimento dell’Ue. In questi anni siamo passati dal buonismo al cattivismo senza una vera programmazione di politiche durature». In merito al naufragio di Cutro, l’ex sottosegretario critica il Ministro degli Interni Piantedosi per la comunicazione lanciata: «sono il meno indicato a fare la difesa del governo Meloni. A differenza di Piantedosi io sono stato un questurino doc. Non mi sarei espresso come lui sulla strage di Cutro. Se non altro perché c’era gente proveniente pure dall’Afghanistan, che abbiamo abbandonato quando abbiamo lasciato il paese. Però non penso che il governo abbia cercato una strage. Il problema è che si è spostato l’approccio dell’immigrazione da una gestione di ricerca e salvataggio a una securitaria, come dimostra l’invio della gdf e non della guardia costiera».