LA LETTERA DEI VESCOVI DELLA SCANDINAVIA SULLA SESSUALITÀ
È affidata ad una Lettera Pastorale la considerazione puntuale della Chiesa di Scandinavia circa il tema attualissimo della “sessualità umana”, una sorta di risposta a distanza alle richieste dei vescovi di Francia, Germania e Belgio che in larga parte stanno esprimendo giudizi e considerazioni “distanti” dalla dottrina cattolica sui temi legati al movimento LGBT (“arcobaleno”). «L’uomo e la donna sono creati l’uno per l’altra», spiegano dalla Conferenza Episcopale della Scandinavia (che comprende le Chiese di Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e Finlandia) nella Lettera inviata a Papa Francesco e a tutta la Chiesa Cattolica, diffusa oggi da ‘Vatican News’.
Nel ricordare che la Chiesa di Dio condanna da sempre ogni tipo di discriminazione, dovunque giunga, anche su genere e orientamento sessuale, i vescovi della Scandinavia affermano «Riconosciamo quanto c’è di nobile nelle aspirazioni di questo movimento. Le condividiamo nella misura in cui parlano della dignità di tutti gli esseri umani e del loro desiderio di visibilità». Dove però si distanzia la Chiesa dal movimento LGBT è nella proposta di una visione della natura umana «che astrae dall’integrità incarnata della persona, come se il sesso fosse qualcosa di accidentale». I vescovi dei Paesi Nordici si oppongono, scrivono ancora citando il tema del “gender”, «quando tale visione viene imposta ai bambini come una verità provata e non un’ipotesi ardita, e imposta ai minori come un pesante carico di autodeterminazione al quale non sono preparati».
ALLARME GENDER E REALIZZAZIONE AMORE: COSA DICONO I VESCOVI SCANDINAVI
La lettera dei vescovi della Scandinavia esprime, in “risposta” alle istanze dalla Chiesa tedesca, fiamminga e in parte anche francese, pieno sconcerto per una società tanto preoccupata per il corpo quanto allo stesso tempo dedica a prenderlo molto “alla leggera”: «rifiutano di vedere il corpo come segno di identità, supponendo che l’unica individualità sia quella prodotta dall’autopercezione soggettiva». La questione sollevata dalla Chiesa del Nord Europea è di estrema preoccupazione per una società che punta a costruire se stessi «propria immagine, non tenendo conto che invece siamo stati creati a immagine di Dio». Non solo, questa stessa “immagine” della natura umana si fonda e manifesta, scrivono i vescovi scandinavi, «nella complementarietà del maschile e del femminile».
L’uomo e la donna, rilevano i presuli, «sono creati l’uno per l’altra: il comandamento di essere fecondi dipende da questa reciprocità, santificata nell’unione nuziale». Se da un lato viene riconfermato come la Chiesa abbia il compito principale di accogliere tutti e accompagnare tutti verso la via del Signore, diversi allarmi rimangono: «misericordia non esclude nessuno, del resto c’è già, per esempio, un enorme salto di qualità nel passare dalla promiscuità alla fedeltà, indipendentemente dal fatto che la relazione stabile corrisponda pienamente o meno all’ordine oggettivo di un’unione nuziale sacramentalmente benedetta». Allo stesso tempo però, i vescovi della Scandinavia riflettono che la crescita per poter dare buoni risultati ed essere feconda «deve procedere verso una meta. La nostra missione e il nostro compito di vescovi è indicare il cammino pacificante e vivificante dei comandamenti di Cristo». Si legge ancora nella Lettera sulla sessualità umana considerazioni e riflessioni in merito alla tematica LGBT: «cerchiamo di appropriarci dei principi fondamentali dell’antropologia cristiana, mentre ci avviciniamo con amicizia, con rispetto, a coloro che si sentono estranei ad essi». I vescovi invitano a partecipare alla vita della Chiesa, qualora fosse d’interesse per i fedeli “arcobaleno”, per verificare in prima persona la realtà davanti a loro: «Avremo un contributo prezioso da offrire se recupereremo la natura sacramentale della sessualità nel disegno di Dio – scrivono – la bellezza della castità cristiana e la gioia dell’amicizia, che mostra quale grande intimità liberatrice si può trovare anche nelle relazioni non sessuali». In conclusione, la lettera della Chiesa di Scandinavia è tanto netta quanto aperta al confronto con tutti: «il punto dell’insegnamento della Chiesa non è quello di ridurre l’amore, ma di realizzarlo».