Gianni Minà, come è morto il giornalista
È stata la famiglia ad annunciare la scomparsa di Gianni Minà sui suoi profili social: “Gianni Miná ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità”, è il messaggio apparso sui canali social del giornalista, scomparso il 27 marzo 2023 a 84 anni.
A Roma è stata allestita in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, la camera ardente: aperta oggi, mercoledì 29 marzo, dalle 10 fino alle 19. I funerali di Gianni Minà si svolgeranno in forma privata. Nato a Torino il 17 maggio 1938, Gianni Minà inizia la carriera da giornalista nel 1959 a “Tuttosport” (di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998). Nel 1960 debutta in Rai, collaborando alla realizzazione dei servizi sportivi sui Giochi Olimpici di Roma.
Gianni Minà: la carriera e le interviste più celebri
Nel 1965 approda a “Sprint”, rotocalco sportivo diretto da Maurizio Barendson, in cui si occupa di documentari e inchieste. Con Renzo Arbore e Maurizio Barendson fonda “L’altra domenica”. Nel 1976 viene assunto al Tg2 e nel 1981, dopo aver collaborato con Giovanni Minoli a Mixer, debutta come conduttore di Blitz su Rai 2, che accoglie ospiti come Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Gabriel Garcia Marquez e Muhammad Ali. Nel 1987 Gianni Minà diventa famoso in tutto il mondo per un’intervista di sedici ore con il presidente cubano Fidel Castro. Nel 1981 il Presidente Pertini gli ha consegnato il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo. Nel 2007 ha ricevuto il Premio Kamera della Berlinale per la carriera.