Scuola, l’unione fa la forza

La scuola di don Milani in una scuola pubblica di Milano: è possibile se l'autonomia scolastica è veramente praticata e vissuta

La scuola di don Milani in una scuola pubblica di Milano: è possibile se l’autonomia scolastica è veramente praticata e vissuta da docenti, studenti, dirigenti scolastici, genitori e tante realtà del Terzo settore che operano nel territorio. Conoscere l’ICS Alda Merini per credere.

È possibile vivere nella scuola di Stato esperienze educative comunitarie come antidoto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa di adulti e ragazzi? “Questa scuola mi piace tantissimo perché è come quella di don Milani!” afferma Yasmine, alunna marocchina di 2° media all’ICS Alda Merini di Milano al termine della piéce teatrale dedicata al centenario dalla nascita del prete di Barbiana che operò negli anni ’50 e ’60 facendo dell'”I care” il suo steso motto. I care, “mi interessa” ovvero “mi sta a cuore” tutto e ogni aspetto della realtà come desiderio di inclusione non solo di chi è più fragile e ha meno strumenti, ma anche di chi si accontenta o crede già di essere a posto realizzando il desiderio di una scuola statale pubblica, laica e curiosa della nostra tradizione coinvolgendo più attori del mondo profit e non.

A distanza di 25 anni dalla sua emanazione è possibile vivere da protagonisti l’Autonomia scolastica (pur dimezzata) a partire dalle persone e dai territori in cui ciascuna istituzione è immersa? L’esperienza di “Scuola Aperta” al territorio e la costruzione del primo “Patto Educativo Territoriale” a Milano ha fatto dell’Istituto Comprensivo Statale “Alda Merini” un luogo dove si sperimenta realmente la sussidiarietà intesa come partecipazione ad attività educative e sociali presenti nel Piano dell’Offerta Formativa, garantendo un’apertura continuata dalle 8 di mattina a mezzanotte con attività gratuite sportive, culturali, ricreative e di aiuto allo studio, estate compresa. Ne sono coinvolti associazioni, fondazioni, volontari con contratto a costo zero, semplici cittadini stabilendo vincoli, creando identità e valorizzando spazi condivisi, palestre, campi sportivi, orti e giardini. Tra gli aderenti al Patto Educativo Save the Children, Fondazione Laureus, Fondazione Milan, Fondazione Exodus, Project for People, Polisportiva Garegnano, associazioni sportive oratoriali come S. Cecilia e altre nate in seno al Patto stesso come LiberaMENTE, associazione dei Genitori e l’associazione PMP Palestra di Musica Popolare.

Uscire dall’isolamento, costruire comunità e corpi intermedi è il primo passo dello sviluppo di una città e di un Paese. Non abbiamo mai pensato a una scuola come un’entità sradicata e focalizzata solo sulle proprie problematiche interne. Siamo partiti quasi 10 anni fa pensando alla zona in cui viviamo come a un luogo di radicamento e quotidianità e alla scuola come cuore pulsante del quartiere.

Mentre nel contesto attuale proliferano le ghettizzazioni, le chiusure e la frammentazione sociale e culturale ci siamo messi all’opera affinché nelle nostre scuole risuonino tutte le voci e soprattutto i tentativi delle singole persone attraverso i “contratti a costo zero” con tanti volontari impegnati nelle biblioteche, negli orti e nell’aiuto allo studio come tutor. Significativi sono anche gli apporti di “lavoratori fragili” che provano il reinserimento nel mondo del lavoro attraverso attività nella scuola e il ruolo straordinario di detenuti del carcere di Bollate che tornano a lavorare in un ambito educativo.

Le palestre sono punti di riferimento delle associazioni sportive del territorio e degli oratori, gli spazi sportivi all’aperto nel giardino di via Gallarate costruiti dalla Fondazione Milan sono fruibili dagli alunni della scuola e da altre realtà associative. Le biblioteche sono aperte al quartiere come centri culturali aperti alla presentazione di libri e agli incontri con gli autori. L’auditorium di via Sapri è aperto principalmente all’Orchestra e alla Banda Musicale e a tutte le manifestazioni del territorio.

Proprio il contesto in cui viviamo ci ha messi in moto per la ricostruzione di un legame sociale davvero inclusivo attraverso una costante pratica di ascolto, apertura, dialogo, convivenza con altre tendenze e altri soggetti.

La qualità di una scuola è determinata dalle persone che la fanno al mattino, al pomeriggio e alla sera. Le attività cosiddette extracurriculari contribuiscono a incrementare e nutrire i talenti dei ragazzi.

E quando dopo la scuola di mattina i ragazzi scelgono di frequentare i punti di aiuto allo studio, le attività sportive (corsi di calcio, pallavolo, pallacanestro, yoga e il prossimo anno nuoto tutti gratuiti), i laboratori musicali, di bicicletteria, creta o altro si capisce facilmente che il modello scolastico focalizzato sulle sole conoscenze standardizzate risulta perdente.

Solo quando si investe sulle non cognitive skills si verifica una vera conoscenza all’altezza delle sfide del nostro tempo. I ragazzi hanno bisogno di trovarsi e sperimentare una stabilità emotiva ed affettiva e soprattutto l’apertura all’esperienza. È essenziale l’incontro con docenti ed educatori che non siano solo “trasmettitori di nozioni”.

Infine, in questi ultimi mesi il Patto Educativo ha generato a sua volta con alcuni aderenti a esso il desiderio di contaminare altre realtà su tutto il territorio nazionale dando vita all’Associazione APS “Rinascita Educativa” che ha lo scopo di aiutare, sostenere la nascita e lo sviluppo di altri Patti di Comunità attraverso percorsi formativi.

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