Dopo aver conquistato la Luna, o meglio averci messo piede per poi lasciarla al suo destino, per fortuna, Marte è la nuova “ultima frontiera”, il desiderio spaziale dell’essere umano, soprattutto statunitense, che mette in campo ambizioni private (Elon Musk) e pubbliche (la NASA) per arrivare sul pianeta rosso ed esaudire un sogno che l’arte, specie la letteratura e il cinema, hanno realizzato molti anni fa; ma se la Luna, per il suo significato romantico e il suo aspetto pallido, è perfetta per la poesia delle parole, il coloro rosso vivo di Marte è perfetto per rendere il pianeta protagonista o sfondo di moltissimi film.
Partiamo dal 1910, quando Yambo, nome d’arte dell’illustratore Enrico Novelli, realizza quello che le storie ricordano come il primo film di fantascienza italiano, benché in chiave di commedia, Un matrimonio interplanetario, in cui un osservatore astronomico vede una bellissima donna su Marte e per poterla sposare dovrà raggiungere la Luna.
Marte è solo un pretesto, però è una delle prime volte documentate in cui il pianeta fa capolino in un film. È chiaro che saranno ben altri i film in cui Marte diventa il centro del discorso: per esempio, agli albori della Guerra fredda, soprattutto nel suo fronte spaziale, si pone La conquista dello spazio, un film del 1955 diretto dallo specialista della fantascienza classica Byron Haskin e prodotto da un altro appassionato come George Pal. Il film segue con cura e attenzione la prima missione dell’uomo per atterrare su Marte, cercando soprattutto in sede di scrittura il realismo necessario per rendere credibile e verosimile le procedure tecniche, fallendo poi con gli effetti speciali della parte marziana, ma erano altri tempi.
Il film fu un flop, il che pare quasi una costante per i film di ambientazione marziana, come se l’influsso del pianeta fosse negativo, altro che Saturno contro, due dei più grandi tonfi al botteghino della storia del cinema mondiale sono infatti opere che raccontano anche del pianeta rosso: nel 2011, Disney distribuisce Milo su Marte, avventura animata in cui il ragazzino del titolo affronta il viaggio spaziale per salvare la mamma, rapita dai marziani, un film costato 150 milioni e che, incassandone solo 40 in tutto il mondo, ha portato la casa di produzione ImageMovers al fallimento; l’altro fallimento epocale è stato John Carter, sempre a marchio Disney, che l’anno dopo adattava i romanzi di Edgar Rice Burroughs per raccontare le mirabolanti avventure dell’eroe eponimo che dalla Guerra civile americana si ritrova sbalzato su Marte a combattere per la propria libertà in un pianeta che ricorda le rovine dell’antica Roma, in cui si muove come uno schiavo gladiatore del passato. Anche in questo caso, il film non generò l’attenzione sperata – seppur è forse un film da rivalutare – e causò perdite alla società per circa 200 milioni di dollari, la più grande in termini assoluti della storia del cinema.
Anche l’italiano e comicissimo Fascisti su Marte, di Corrado Guzzanti, non andrà affatto bene al botteghino, probabilmente per colpa della natura televisiva del progetto, nato sulla scia delle gag della trasmissione Il caso Scafroglia che erano tanto una parodia dei cinegiornali dell’Istituto Luce quanto del possibile ritorno di un’epica e di una retorica fasciste in Italia; eppure, il film è un gioiello di umorismo e di invenzioni linguistiche e visive, che fanno dei pochi mezzi tecnici il loro valore aggiunto.
Forse Marte è un luogo difficile da esplorare, e quindi da immaginare, un mondo che oggi stiamo cercando di raggiungere, ma che per gli spettatori è una fantasia d’altri tempi; non a caso, in uno dei film più belli su Marte, Atto di forza, diretto da Paul Verhoeven sulla base di un racconto di Philip K. Dick, Marte è un sogno, una meta impossibile al centro di un complicato intreccio di sogni, ribelli, missioni terroristiche, un miraggio onirico che diventa verissimo grazie a effetti speciali per l’epoca eccezionali.
Neppure un maestro della tecnica cinematografica come Brian De Palma ha saputo resistere al fascino di Marte e nemmeno lui ha potuto evitare di fallire nella “spedizione”: basandosi alla lontana su un’attrazione dei parchi giochi Disney, Mission to Mars racconta una spedizione scientifica che vorrebbe dimostrare come la fine della vita su Marte abbia generato l’avvio della vita sulla Terra. Per De Palma il film è il suo 2001: Odissea nello spazio, sperimentazione di effetti speciali, delle possibilità visive dello spazio e della tecnologia, ma resterà un’ambizione parzialmente irrisolta (che però generò un clone immediato, Pianeta rosso, uscito nello stesso anno, il 2000).
Se non ci vuole accontentare dei numerosissimi B-Movie marziani, di cui alcuni notevolissimi come Fantasmi da Marte di John Carpenter, altri al confine col trash come Santa Claus Conquers the Martians o Marte distruggerà la Terra, per trovare un film di successo e qualità bisogna arrivare al 2015 quando Ridley Scott, maestro della fantascienza, realizza Sopravvissuto – The Martian, storia di un naufrago interstellare che finisce su Marte e, grazie alla propria intelligenza e alle sue conoscenze, riesce a rendere quel pianeta un luogo dove poter vivere.
Credibile, divertente, emozionante, il film riesce anche in modo convincente – anche più delle invenzioni di De Palma – a rendere fascinoso il mastodontico deserto rosso del pianeta, a mostrarlo quasi con occhio documentaristico riuscendo a integrare l’immaginazione con le ricerche scientifiche più accurate.
Con Scott e Matt Damon, il cinema può dirsi finalmente atterrato con tutti i crismi sul pianeta rosso; ora aspettiamo solo che lo faccia anche l’uomo non cinematografico, attendiamo che lo slogan di lancio di La conquista dello spazio, ossia “Guarda come ciò avverrà nel corso della tua vita”, diventi realtà, quel piccolo passo per l’uomo diventare per l’umanità ancora più grande.
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