Negli studi de I Fatti Vostri, Antonino Monteleone, giornalista de I Fatti Vostri che da anni si sta occupando del caso della Strage di Erba: “Dopo due giorni dall’arresto raccontarono ai magistrati come fecero il massacro – dice riferendosi a Rosa e Olindo, i due condannati all’ergastolo per la strage – sono parole che sembrano dettagliate ma non torna niente rispetto a ciò che i carabinieri del Ris trovarono sulla scena. Non c’è sovrapposizione fra ciò che raccontano e ciò che trovano”. Non ci sono tracce sui vestiti di Olindo e Rosa: “Questa è la più grande prova a favore della difesa tanto è vero che per la prima volta nella storia giudiziaria italiana il Ris di Parma non è test dell’accusa ma citato dalla difesa. La Procura di Como rinunciò a citare il Generale Garofano e i suoi uomini, l’elite europea della scientifica”.
“Fra i benefici promessi a Olindo anche la famosa cella matrimoniale per due persone inseparabili. Loro allora decidono di raccontare, ma è un racconto di “non so” e Olindo ad un certo punto dirà “metta quello che vuole”. I dubbi questa volta la difesa li ha usati per il processo, oggi per la prima volta la difesa è molto vicina alla richiesta del deposito formale di revisione del processo. in questi anni sono emersi fatti nuovi fra cui una perizia molto complessa scritta da fior fior di scienziati italiani che stabiliscono nuovi elementi della dinamica che potrebbe ribaltare tutto”.
STRAGE DI ERBA, MONTELEONE: “FRIGERIO PARLO’ SUBITO DI PERSONA DALLA CARNAGIONE OLIVASTRA”
Sul super testimone della strage di Erba, Mario Frigerio: “Siamo portati a credere che dopo un trauma il ricordo migliore è quello su cui abbiamo percorso del tempo ad elaborarlo. Nel caso di Frigerio al suo risveglio dice che il suo aggressore non era di qua, aveva la carnagione olivastra“.
“Solo dopo 12 giorni il ricordo di Mario Frigerio cambia parlando di Olindo – ha continuato Antonino Monteleone – una neuropsichiatra ha detto che non va mai detto ad una vittima che sta ricordando il nome di qualcuno perchè poi si innesca un falso ricordo. Non c’è un complotto – ha concluso Antonino Monteleone – l’errore giudiziario non avviene mai per un complotto ma per una buona fede di investigatori”.