Saman Abbas e la coscienza islamica
Continua imperterrito il processo contro la famiglia di Saman Abbas, la 14enne pachistana uccisa (si suppone) dai genitori per il suo rifiuto di prendere parte a delle nozze programmate. Il caso ha creato un grandissimo clamore attorno a sé, soprattutto all’interno della comunità pachistana e musulmana di Novellara, il Comune di Reggio Emilia teatro del brutale omicidio. Il processo, inoltre, sembra essere diventato anche un’occasione per una riflessione comune, interna al mondo musulmano.
E sul processo attorno alla morte di Saman Abbas si è espressa, sulle pagine di Avvenire, anche la sindaca di Novellara, Elena Carletti. “È un processo che stiamo seguendo con grandissima attenzione. Sul tema del rispetto delle donne”, sostiene, “non può esserci mediazione: ci aspettiamo un esito chiaro da questa vicenda. In questi due anni ce l’abbiamo messa tutta per creare inclusione, ma il percorso resta difficile: tanti nuclei familiari restano arroccati su posizioni rigide”. Tuttavia, spiega ancora, dopo Saman Abbas qualcosa è cambiato e “abbiamo registrato una sensibilità crescente: sono aumentate le segnalazioni e tanto possono fare gli occhi attenti delle persone, in grado di levare il velo su un fenomeno sommerso che continua a preoccuparci”.
Il mondo islamico contro gli stereotipi
Sulla questione relativa a Saman Abbas, che ha stimolato anche una negativa discussione attorno ai preconcetti della religione islamica, si è espressa anche Nadia Bouzekri, vicepresidente dell’Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) che si è costituita parte civile nel processo. “Sbaglia chi pensa che questa vicenda abbia a che fare con la religione. Il corano, semmai, è stato strumentalizzato e usato da parte della famiglia della ragazza”.
Per via del fatto che Saman Abbas sia stata costretta ad un matrimoni forzato e sia morta per essersi opposta, spiega che “abbiamo subito emesso una fatwa contro i matrimoni combinati. La questione è culturale e va affrontata come tale: la legge italiana tutela i diritti delle donne e va rispettata. Oggi vediamo donne musulmane che si rivolgono ai centri anti-violenza, assistiamo a una maggior presa di coscienza”. La volontà del mondo islamico è chiara e condivisa, evitare che un nuovo caso Saman Abbas si ripeta, “e per questo l’obiettivo deve essere includere, non ghettizzare ancora di più”, spiega ancora Bouzekri. “Dobbiamo scardinare i possibili fraintendimenti sull’islam”, conclude, “fornendo soprattutto alle ragazze più giovani gli strumenti giusti per capire”.