Quando si decide di intraprendere la libera professione, si devono fare molti calcoli per decidere se effettivamente conviene aderire al regime forfettario o meno. Si tratta di calcoli che bisogna fare preventivamente, anche se, al netto di tutti i vantaggi per il contribuente, molto spesso il sistema fiscale statale ci guadagna. Prova ne è il fatto che oggi è molto più difficile operare una scelta tra regime ordinario e regime forfettario. Vale a dire: il passaggio al regime ordinario non è così scontato. Ma in cosa non conviene la scelta del regime forfettario che ha comunque l’aliquota agevolata al 5%?
Regime forfettario 2023: quali parametri tenere in considerazione per capire se conviene
Il calcolo va effettuato non soltanto sulle condizioni generali che caratterizzano questo regime agevolato, ma anche dal tipo di attività svolta. Infatti ogni attività viene indicata fiscalmente con un codice ATECO che corrisponde ad un coefficiente di redditività: quest’ultimo corrisponde alla percentuale su cui calcolare il resto delle imposte. Ad esempio: un artigiano ha molto spesso un coefficiente compreso tra il 48% e il 46%, un consulente invece ha quasi sempre il coefficiente al 78%.
Questo significa che mentre un artigiano o commerciante potrà calcolare le tasse da pagare su 4800 euro (se la scala è su 10 mila euro), il consulente dovrà calcolarle su 7800 euro. Ma se il consulente non ha spese, mentre l’artigiano ne ha diverse?
Ecco, qui possiamo effettivamente porci il primo quesito: che spese potrebbe avere svolgere l’attività professionale in questione? In altre parole, abbiamo bisogno di ammortizzare i costi? Perché la prima cosa che dobbiamo sapere è che il regime forfettario non consente di scaricare le spese, né quelle professionali, né quelle personali (ad esempio, le spese sanitarie per sé e per la propria famiglia).
E dunque a questo punto dobbiamo porci un po’ di domande. La prima è di carattere personale, ovvero: abbiamo una famiglia che comporta il fatto di detrarre molte spese al punto che queste superano già in partenza, in previsione, la metà della cifra forfettaria su cui non vengono calcolate le imposte? E invece l’attività professionale comporta la necessità di compiere alcune spese che è necessario scaricare? Se la risposta a queste due domande è “sì”, allora il regime forfettario non fa per noi e forse, in un primo momento, avremmo la necessità di scaricare le spese attraverso un regime ordinario.
Se invece la risposta è no, allora non ci serve altro che passare al secondo punto e quindi conoscere oneri e vantaggi del regime forfettario 2023.
Regime forfettario 2023: quali sono i vantaggi?
Ora veniamo al secondo punto: se abbiamo capito che il Regime forfettario2023 fa davvero al caso nostro, dobbiamo passare al secondo step ovvero: comprendere vantaggi e oneri che hanno i liberi professionisti che rientrano in questo regime (vale a dire la maggioranza).
Della restante parte di fatturato dove poter calcolare le imposte noi dobbiamo considerare un’aliquota agevolata al 5% per i primi 5 anni, per poi calcolarla al 15% per il resto della vita dell’esistenza della partita IVA. Orbene, a ciò va aggiunto anche la percentuale che un professionista è tenuto a pagare alla propria cassa di appartenenza, sia essa INPS, INGI, ENPAM ecc.
Il terzo è ultimo punto è: supereremo mai il fatturato di 85 mila euro? Come sappiamo il regime forfettario è stato portato a questo tetto massimo dal governo Meloni, mentre prima era fisso a 65 mila euro. Un bel balzo in avanti che si pone a un livello intermedio fino ai 100 mila euro, una soglia dove il governo ha detto già di dover arrivare.
E qui veniamo dunque all’ultimo punto. Se è vero che per certi versi il regime forfettario conviene al contribuente, soprattutto a colui che si muove nell’ambito dell’offerta di servizi, è anche vero che l’incapacità di detrarre qualsiasi spesa alleggerisce e di molto la macchina amministrativa, di controllo e di riscossione dell’Agenzia delle Entrate, andando a determinare un guadagno indiretto per la stessa.